lunedì 29 dicembre 2008

Disturbo bipolare: cos'è e come si manifesta

Passata, grazie a Dio e al riposo, la fase di stanchezza limite, ho deciso di ripartire dalle basi....ovvero di parlare di cosa è il disturbo bipolare (D.B. per gli intimi).

Il D.B. è un disturbo del tono dell'umore che si manifesta con fasi alterne di mania (o ipomania nei casi più lievi) e depressione (anche qui, più o meno gravi). La diagnosi viene fatta da psichiatri, e si tratta di una diagnosi differenziale, soprattutto, in quanto va distinto il D.B. da altri tipi di depressione o da vari disturbi di personalità. Cosa cambia? Parecchio. Anzitutto il tipo di cura, il tipo di farmaci utilizzati. E poi, la durata del disturbo. Il D.B. è, purtroppo, un disturbo cronico, che va tenuto sotto controllo con i farmaci. Non esiste cura, ovvero non si guarisce, ma i farmaci possono tenere a bada i sintomi, ed alleviare e rendere più distanziate nel tempo le crisi. In effetti, non si parla tanto di cronicità del disturbo quanto di PREDISPOSIZIONE CRONICA.

Le due fasi di cui abbiamo parlato, MANIA e DEPRESSIONE, hanno dei precisi sintomi:

MANIA: è un periodo iper, iper, iper, ovvero:
- maggiore energia: si tende a fare 10.000 cose senza sentire stanchezza;
- ridotto bisogno di sonno: un sonno di due-tre ore per notte sembra sufficiente;
- maggior produzione di idee, connessa con un eloquio incredibilmente più rapido del solito, non concentrato, non focalizzato;
- tendenza a spendere esageratamente;
- tendenza ad avere rapporti sessuali o contatti sensuali-sessuali senza freni inibitori;
- mancanza di senso critico e di senso di realtà, si vive in una sorta di mondo parallelo creato dalla propria testa;
- irritabilità, più o meno forte, ed intolleranza verso gli altri, che sembrano stupidi, lenti, non in grado di capire;
- aggressività - come per altri sintomi, anche qui mancano i freni inibitori
possono esserci, o meno, disturbi psicotici come:
- idee paranoidi o persecutorie;
- intuizioni mistiche o deliranti
.

DEPRESSIONE: il contrario...un periodo down, downissimo, caratterizzato da:
- ridotta attività, si tende a non far nulla, a ciondolare tra letto e divano;
- non solo non si ha voglia di fare le cose, ma non si prova piacere nel fare le cose che prima piacevano (anedonia);
- si dorme poco o troppo (insonnia o ipersonnia);
- si mangia poco o troppo (ipofagia o iperfagia);
- si ha molta difficoltà nel prendere decisioni, anche semplici;
- si riducono le attività e le relazioni sociali;
- non si fanno progetti e non si riesce a portare a termine i progetti iniziati;
- il desiderio sessuale può ridursi notevolmente, o essere del tutto assente;
anche qui, possono essere presenti sintomi psicotici come:
- vedersi senza futuro, senza più possibilità di essere felici, condannati all'infelicità eterna, senza possibilità di risorgere e stare meglio;
- ideazione suicidaria (si pensa al suicidio....).

Non è uno scherzo, e non è facile né attraversare queste fasi né pensare che potrebbero ritornare. La mania, che sulla carta potrebbe anche sembrare affascinante (e per taluni versi potrebbe esserlo, potrebbe essere un periodo di grande creatività) è in realtà un periodo di stress estremo per il cervello, che potrebbe causare, alla lunga, deficit cognitivi. E per la mania tante persone si sono rovinate economicamente o si sono messe nei guai o hanno causato il fallimento del loro matrimonio. Fallimento che può essere causato anche dalla depressione. Se mania e depressione sono atroci e sfinenti per chi le vive, lo sono anche per chi vive accanto a chi ne soffre. Per questo curarsi è un grandissimo atto di rispetto per se stessi e per gli altri. Senza perdere la speranza, perché si può davvero trovare la cura giusta e rimanere stabili e lungo.

giovedì 25 dicembre 2008

Picchi di stanchezza...e strategie

Sono arrivata al 23 dicembre ed ho capito che qualcosa non andava dal primo pensiero dopo aver udito la sveglia: voglio morire.... Un voglio morire pensato ed espresso realmente, con un forte sentimento retrostante, come chi ha sofferto di gravi depressioni può ben capire. Ho capito che la mia stanchezza aveva raggiunto una situazione limite, ed ho ringraziato mentalmente di avere davanti solo un'altra giornata di lavoro...pesante, intensa, ma solo un'altra giornata prima di avere 5 giorni di pausa. Il segnale di stanchezza "al limite" è stato confermato anche dalla mia irritabilità...più alta del solito, con punte di intolleranza, che normalmente non mi sono proprie. Il mio fidanzato e il mio psicoanalista mi rassicurano spesso....loro non tendono a riportare tutto al D.B., ma a lasciarlo molto in pace....è normale essere irritabili quando si è molto stanchi. Ok, questo può essere vero, ma io sostengo che chi soffre di D.B. deve usare particolare, particolarissima attenzione a questi primi segnali....quello che per gli altri è la normalità, per noi può essere l'inizio della crisi.

Quindi, adozione di misure protettive:

- tanto, tanto sonno per recuperare a livello fisico. Anche il sonnellino dopo pranzo ('a pennica...) è più che benvenuto;
- cercare di evitare situazioni stressanti o eccessivamente stimolanti o personaggi difficili da sopportare---non farebbero che aumentare lo stress;
- iniziare un ciclo di rhodiola, una pianta che dà all'organismo nuova forza mentale e una rinnovata capacità di resistere allo stress. Per fare un po' di pubblicità gratuita, è ottima quella della Solgar, in farmacia;
- vedere come va la situazione nella prossima settimana. Se la stanchezza e l'irritabilità si riducono, tutto bene; se persistono, una bella telefonata alla psichiatra sotto capodanno...le faccio gli auguri e valuteremo insieme l'opzione di aumentare leggermente lo Zyprexa (a 5 mg) prima della prossima visita.

Quindi, dopo un riposino di due ore...Buon Natale a tutti!!!!

giovedì 18 dicembre 2008

Disturbo bipolare e gravidanza

Ho 38 anni, sono in cura per il disturbo bipolare da 5 anni (attualmente prendo Lamictal 75 mg e Ziprexa 2,5 mg ogni sera) e sto pensando ad una gravidanza. Ovviamente per chi soffre di disturbo bipolare l'argomento non può essere affrontato alla leggera. Molti dei farmaci che assumiamo sono teratogeni, ovvero possono causare malformazioni ad feto, o far nascere il bambino con ritardi di crescita. Senza tralasciare che, essendo il disturbo bipolare di possibile origine genetica, c'è un rischio dell'8% che il figlio soffra a sua volta di D.B. o di un altro disturbo del tono dell'umore. Insomma, la copulazione libera a scopo procreativo non è tra gli svaghi consentiti. La gravidanza va programmata e meditata di concerto con lo psichiatra, il ginecologo, e la famiglia, che comunque dovrà farsi carico di molta parte dell'assistenza al neonato (chi soffre di D.B. non può passare le notti sveglia ad allattare, per esempio. Incidentalmente, vi dico che non potrebbe neppure allattare perché dovrebbe essere messo sotto cura subito dopo il parto, e i farmaci passano nel latte materno). Sic!
Da qualche mese, d'accordo con la psichiatra che mi segue, abbiamo scalato con molta lentezza il Lamictal (un anticonvulsivante usato come moderatore nell'umore), passando da 200 mg agli attuali 75 mg, al ritmo di -25 mg al mese. L'idea era di togliere questo farmaco, che può aumentare il rischio di malformazioni cardiache, soprattutto, e di lasciare Zyprexa (un antipsicotico atipico usato sia nelle crisi che, recentemente, quale supporto alla terapia di mantenimento), magari aumentandolo a 5 mg, dato che sembra meglio tollerato.
Notare il mio uso di "pare", "sembra", "possibile" etc: in psichiatria, come forse in tutta la medicina, non esistono certezze.
Recentemente la mia psichiatra ha chiesto un parere ad un collega dell'Ospedale Le Molinette di Torino, collega che si occupa in particolare del D.B. ed è ritenuto molto competente dal punto di vista della farmacologia.
Il parere dello psichiatra è stato questo: dal momento che la sospensione dei farmaci potrebbe aumentare il rischio di ricadute, con sofferenza comunque per il feto per gli aumentati livelli di stress della madre, e considerando che Zyprexa è una molecola relativamente nuova di cui non si sanno ancora con certezza gli effetti in gravidanza, lasciamo il Lamictal, che potenzialmente è sicuramente dannoso. Almeno sapremo cosa cercare durante gli esami in gravidanza ed eventualmente, in caso di malformazione, potremmo scegliere o meno per l'aborto.
Confesso di essere rimasta allibita da questa logica prettamente "medica".
Ma tralascio qui altre considerazioni, nonché le mie reazioni emotive, che sto ancora rielaborando.

Sono invece andata su internet a fare una ricerca su disturbo bipolare e gravidanza. Ho trovato pareri e relazioni di famosi medici e studiosi che, ovviamente, non sono concordi su una sola linea di condotta (e quando mai? si tratta pur sempre di esseri umani...parlo dei pazienti, of course!, quindi le reazioni e le esperienze sono estremamente soggettive).

Ad esempio: i professori Bogetto, Salvi e Maina, del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino, scrivono in "Disturbi d'ansia e disturbi dell'umore in gravidanza: terapie farmacologiche e non farmacologiche" (CIC Edizioni Internazionali Roma, 2004): "uno studio ha riportato che la frequenza di ricadute del disturbo in gravidanza si riduce (Kastrup e al, 1989). Altri riportano una frequenza di ricadute nettamente aumentata solo nel periodo post partum (Brockington et al, 1981; Kendell e al, 1897). D'altra parte, come per i disturbi depressivi, la frequenza di ricadute depressive o maniacali in gravidanza è spesso determinata dalla brusca interruzione delle terapie (Suppes et al, 1991; Fedda et al, 1993)."
e ancora: "Fra i farmaci psicotropi, gli stabilizzatori dell'umore sono quelli maggiormente associati al rischio di teratogenicità. In particolare, l'uso del litio nel I trimestre di correla ad un'incidenza di malformazioni cardiache pari a 5 volte la popolazione generale. Fra queste, la più comune è l'anomalia di Ebstein, che si verifica nello 0,1% dei nati da madri esposte - un rischio 10-20 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Per quanto riguarda gli altri anticonvulsivanti, l'esposizione alla carbamazepina (nome commerciale: Tegretol) o all'acido valproico (Depakin) nel I trimestre si associa ad un rischio rispettivamente dello 0,5-1% e del 1-5% di sviluppae spina bifida (Rosa, 1991); tale rischio aumenta se si associano altri farmaci e sembra essere dose-dipendente". Noto incidentalmente che gli studi riportati si riferiscono tutti agli anni '80 e '90 del secolo scorso (gli autori scrivono nel 2004). E recentemente? Buio?
Comunque i professori concludono: "in generale, la gravità di un disturbo bipolare e l'elevata probabilità di ricadute che si registra devono imporre la massima cautela nella sospensione dello stabilizzatore. Donne con lunghi intervalli liberi da episodi o che soffrono di disturbo bipolare di tipo II possono tentare una sospensione completa dello stabilizzatore. In caso fosse necessario continuare la terapia è comunque opportuno valutare periodicamente le concentrazioni plasmatiche del farmaci con l'obiettivo di mantenere le minime dosi efficaci. Le eventuali recidive maniacali vanno trattate in maniera aggressiva, eventualmente ricorrendo agli antipsicotici il cui rischio teratogeno, soprattutto con gli atipici (come lo Zyprexa e il Risperdal), è comunque più basso rispetto agli stabilizzatori dell'umore".

I professori Giardinelli, Cecchelli, Innocenti del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi, Firenze, in "Disturbi psichiatrici in gravidanza", pubblicato in Giornale Italiano di Psicopatologia n° 14 del 2008, scrivono: "Diversi case report suggeriscono come alcune donne bipolari si mantengano eutimiche (cioè, stabili) in gravidanza anche dopo la sospensione dei trattamenti farmacologici. Al contrario, studi retrosepttivi e alcuni case report sostengono che la gravidanza non sia protettiva e possa invece rappresentare un periodo di rischio per ricaduta nel disturbo dell'umore. in un ampio studio clinico Blehar sottolinea infatti come il 45% delle donne bipolari sperimentino una esacerbazione del disturbo durante il periodo di gestazione e Freeman e al. rilevano come almeno il 50% di soggetti in un campione di donne bipolari diventa sintomatico durante la gravidanza.(...)La frequenza di ricadute depressive o maniacali in gravidanza è spesso determinata dalla brusca interruzione delle terapie. (...) Un recente studio di Viguera et al. rileva come sia doppio il rischio di ricadute per le donne che discontinuano il trattamento con stabilizzatore dell'umore rispetto a coloro che proseguono la terapia di mantenimento. (...)Risulta quindi di particolare rilevanza, per le donne con disturbo bipolare, la pianificazione della gravidanza stessa (...). La graduale sospensione dei farmaci deve essere presa in considerazione nel primo trimestre di gestazione nella donne che prima del concepimento hanno avuto lunghi periodi di remissione."

Ancora: uno studio affettuato nel 2004 presso il Perinatal and Reproductive Psichiatry Clinical Research Program, Massachusetts General Hospital di Boston, ha valutato la gravidanza di 89 donne sofferenti di D.B.
Le pazienti erano suddivise in 2 gruppi: pazienti trattate con stabilizzanti dell'umore e che hanno continuato il trattamento; donne che hanno interrotto la terapia tra i sei mesi prima del concepimento e le 12 settimane di gestazione. I risultati sono stati: 63 donne (70,8%) hanno avuto una ricaduta (soprattutto depressiva), con un rischio di 2,3 volte più grande nelle pazienti che hanno sospeso la terapia rispetto a chi l'aveva proseguita. Quindi un aumento del rischio di ricaduta notevole.

Che fare? Ah, per ora non so proprio. I pareri discordano, e credo di dover approfondire la mia ricerca, sia "scientifica" che emotiva. A caldo, ancora, non mi sentirei di far correre a un mio figlio rischi gravi di malformazioni. Nel contempo, le esperienze di crisi maniacali e depressive avute, non annoverabili tra le belle esperienze che reputo desiderabili (eufemismo), mi impongono di tener conto anche della probabilità di ricadute, con problemi sia per me che per il feto.
Mi sono stati dati anche dei riferimenti da contattare: la dottoressa Todros, ginecologa dell'Ospedale S.Anna di Torino, che segue le gravidanze a rischio, e il Centro di Tossicologia Prenatale del Centro Ospedaliero di Careggi, Firenze, contattabile al numero 055 7946731.

La ricerca continua....

martedì 16 dicembre 2008

Ansia e stress

Ci sono certe cose che mi creano ansia. Il benessere delle persone che mi sono care. Il superlavoro. Avere troppi impegni. Ma devo, devo assolutamente cercare di maneggiare questa ansia che mi prende alla bocca dello stomaco.
Per il benessere dei miei cari, quando capita qualcosa cerco di rimanere nella realtà, e di fermare la mente che vorrebbe andare in mille direzioni. Tutte fosche, ovviamente, disastri e catastrofi incombenti.
Per il superlavoro e i troppi impegni, connessi, cerco almeno di ridurre al minimo i fattori di stress su cui posso agire: cosa vedo, cosa leggo, cosa ascolto. Un atto di pulizia mentale. Poi affronto una cosa alla volta, durante la giornata, senza pensare a quanto mi resta da fare. L'ansia anticipatoria può essere davvero terribile, così come la sensazione di essere sovrastate dalle troppe cose da fare, senza riuscire a trovare un filo conduttore. La mia strategia è non pensarci, e fare una cosa dopo l'altra. Arrivo a sera senza rendermene conto e solo guardandomi indietro mi rendo conto di quante cose sono riuscita a fare.

Ovviamente, in questi giorni si sono concentrate molte potenziali cause di stress: mia madre si è rotta 4 costole, in ufficio c'è tantissimo lavoro, l'attività di naturopata grazie a Dio ferve, devo scrivere una relazione sull'attività di danzaterapia e sto preparando due spettacoli di danza prenatalizi. Davvero, se ci penso sto male.
Ma vale anche qui la regola della semplificazione: prima le urgenze. Il resto verrà. Quindi: di fare l'ultimo shopping di Natale per ora non se ne parla, di fare la spesa o cucinare idem, le attività casalinghe sono un optional. Non penso minimamente a caricarmi di tutto. Ho già sperimentato che a fare la superwoman ("non c'è problema!" "faccio io") ci guadagno solo tanto stress e magari una bella crisi maniacale da superlavoro. No, grazie.

giovedì 11 dicembre 2008

Regali e regalini....Natale!!!

Novità del giorno: sta arrivando Natale. Notizia negativa connessa: è un periodo davvero stressante. Per tutti, ma per chi soffre di disturbo bipolare in modo particolare. La mente, in una situazione di super lavoro e super stimoli, potrebbe scegliere di virare verso la depressione o verso l'ipomania o la mania. Per chi è solo sentimentalmente o non ama le festività, Natale è uno dei periodi peggiori dell'anno. Facile scivolare nella depressione (il tasso di suicidi aumenta notevolmente). Per chi, invece, ama le feste, fare regali, organizzare cene e riunioni, lo stress può essere troppo e può indurre l'ipomania!

Parole d'ordine necessarie: semplificare.

Per la prima ipotesi, una buona idea potrebbe essere quella di surfare tra le feste in souplesse. Evitando cene, evitando di fare regali, evitando trasmissioni e film natalizi. Se possibile, facendo un viaggio in un paese dove non venga festeggiato il Natale (ammesso che ancora esista). Se l'economia non lo consente, far finta che sia un semplice giorno di riposo, prendendosi cura di se stessi. Massaggi, una giornata all'hammam, una passeggiata, noleggiare due film....
Cercare comunque di non cadere nello sconforto. Nulla è per sempre, neppure lo sconforto e la disperazione. Passerà.

Per chi invece vuole farsi coinvolgere, attenti a non farvi coinvolgere troppo!
Selezionate il numero di regali da fare, e programmatevi per tempo, in modo da poterli fare poco per volta. Io, ad esempio, odio fare shopping, quindi ho una resistenza molto limitata ai tour nei negozi: un'ora, due al massimo, poi devo fuggire. Aiuta farlo in più giorni.
Evitare di organizzare feste e di sobbarcarvi tutto il lavoro: se volete farlo, basta chiedere ad ognuno degli invitati di portare qualcosa da mangiare.
Rilassatevi se non riuscite a fare tutto: non è la fine del mondo....

Per tutti: alle cene, cercate di non esagerare con l'alcool e cercate di non sballare completamente il ciclo del sonno facendo troppo spesso le famose "ore piccole". Consigli di saggezza spicciola, ma servono....

mercoledì 10 dicembre 2008

Sonno

Stamani svegliarsi è stata davvero dura. Stavo sognando, e avrei continuato a dormire. Una delle prime cose che ho dovuto regolarizzare dopo la diagnosi, ed una delle più importanti nel mantenimento della stabilità, è stata proprio la qualità e la durata del sonno. Chi soffre di disturbo bipolare sa come il sonno possa variare: durante una depressione si può soffrire di insonnia o di ipersonnia (dormivo anche 14 ore al giorno). Durante una crisi maniacale o ipomanicale, non si dormirebbe mai...due o tre ore bastano, e ci si sente comunque pieni di energia. Il sonno, o meglio, la sua mancanza, può essere sia causa scatenante che un effetto degli episodi up e down. Per questo è di fondamentale importanza cercare di dormire almeno 7 o 8 ore per notte, evitando di scompensare questo meccanismo così delicato.
Ci sono piccole strategie che possono aiutare a regolarizzare il sonno:
1) evitare di guardare televisione fino a tarda notte, come evitare di stare davanti al computer: soprattutto nell'ultimo caso, il cervello recepisce la luce del monitor come se fosse la luce del giorno, e non si predispone al riposo (in termini tecnici, salta il ritmo circadiano, dell'alternanza di giorno e notte);
2) evitare l'alcool il più possibile;
3) mangiare carboidrati la sera (sì, lo so, non è dietetico ma aiuta);
4) un bagno caldo, magari con oli essenziali rilassanti (arancio dolce o melissa, 3 gocce nell'acqua della vasca);
5) una tisana con erbe rilassanti, come il tiglio, la verbena, o la nota camomilla (in quest'ultimo caso, va lasciata in infusione non più di 60 secondi, altrimenti diventa eccitante);
6) nei casi più seri, prima di affidarsi a sonniferi chimici, è possibile provare con erbe come la passiflora, la tilia tomentosa o l'escolzia.
Queste sono le strategie che seguo. Al di là di quanto sia bello prendersi del tempo per sé con un bagno caldo, o evitare film violenti e stressanti, mi sono davvero accorta di quanto sia fondamentale per il mio compenso, per il mio equilibrio psicofisico. Se mi capita, nonostante tutto, di non riuscire a dormire o di passare una notte agitata, il giorno dopo cerco di fare il meno possibile, per non innescare una spirale di poco sonno - nervosismo - energie sballate...

martedì 9 dicembre 2008

Bipolare si nasce o si diventa?

Diciamo che esistono due teorie su questo argomento. La prima, è che bipolari (permettemi di usare questo termine, che comunque non approvo, per comodità di scrittura. Io non mi identifico con la mia malattia e non consiglierei a nessuno di farlo. Io soffro di disturbo bipolare, NON SONO bipolare. Ma affettuosamente, tra noi, voglio usare questo termine), bipolari, dicevo, si nasca. Si nasce con una predisposizione genetica ad avere questo disturbo del tono dell'umore, con i suoi up and down più o meno forti (a seconda del tipo, bipolare uno, bipolare due, ciclotimia) e più o meno drammatici. Oppure, seconda ipotesi, si diventa. Si diventa a causa dei traumi della vita e di una personalità che porta a vedere tutto in bianco e nero...in modo bipolare, appunto. Il che, ad un certo punto, farebbe saltare l'equilibrio dei neurotrasmettitori (serotonina e dopamina soprattutto), da cui la malattia.
Sinceramente, mi piace molto la seconda ipotesi. Non sono un medico quindi non posso valutarne a pieno il fondamento scientifico ma credo che, così come il corpo influenza la mente, la mente possa influenzare il corpo. Certo, non quando sei in una fase conclamata di mania o depressione. A quel punto, è la chimica che domina. Ma ho sperimentato come l'essermi ricostruita con la psicoterapia e la psicoanalisi abbia avuto un grande effetto sulla stabilità del mio umore.
Tornando alla domanda di partenza, se vado indietro con la memoria mi sono sempre accorta che c'era un abisso tra le mie emozioni e quelle delle altre persone. Le mie gioie ed i miei dolori erano incomparabilmente più forti. Ma era la mia normalità, credevo di essere normale, e che il resto del mondo fosse composto da grigi...grigetti. Ah, beata arroganza giovanile!
Ma in fondo, nessuno va a pensare di avere un disturbo del tono dell'umore, no?