giovedì 18 dicembre 2008

Disturbo bipolare e gravidanza

Ho 38 anni, sono in cura per il disturbo bipolare da 5 anni (attualmente prendo Lamictal 75 mg e Ziprexa 2,5 mg ogni sera) e sto pensando ad una gravidanza. Ovviamente per chi soffre di disturbo bipolare l'argomento non può essere affrontato alla leggera. Molti dei farmaci che assumiamo sono teratogeni, ovvero possono causare malformazioni ad feto, o far nascere il bambino con ritardi di crescita. Senza tralasciare che, essendo il disturbo bipolare di possibile origine genetica, c'è un rischio dell'8% che il figlio soffra a sua volta di D.B. o di un altro disturbo del tono dell'umore. Insomma, la copulazione libera a scopo procreativo non è tra gli svaghi consentiti. La gravidanza va programmata e meditata di concerto con lo psichiatra, il ginecologo, e la famiglia, che comunque dovrà farsi carico di molta parte dell'assistenza al neonato (chi soffre di D.B. non può passare le notti sveglia ad allattare, per esempio. Incidentalmente, vi dico che non potrebbe neppure allattare perché dovrebbe essere messo sotto cura subito dopo il parto, e i farmaci passano nel latte materno). Sic!
Da qualche mese, d'accordo con la psichiatra che mi segue, abbiamo scalato con molta lentezza il Lamictal (un anticonvulsivante usato come moderatore nell'umore), passando da 200 mg agli attuali 75 mg, al ritmo di -25 mg al mese. L'idea era di togliere questo farmaco, che può aumentare il rischio di malformazioni cardiache, soprattutto, e di lasciare Zyprexa (un antipsicotico atipico usato sia nelle crisi che, recentemente, quale supporto alla terapia di mantenimento), magari aumentandolo a 5 mg, dato che sembra meglio tollerato.
Notare il mio uso di "pare", "sembra", "possibile" etc: in psichiatria, come forse in tutta la medicina, non esistono certezze.
Recentemente la mia psichiatra ha chiesto un parere ad un collega dell'Ospedale Le Molinette di Torino, collega che si occupa in particolare del D.B. ed è ritenuto molto competente dal punto di vista della farmacologia.
Il parere dello psichiatra è stato questo: dal momento che la sospensione dei farmaci potrebbe aumentare il rischio di ricadute, con sofferenza comunque per il feto per gli aumentati livelli di stress della madre, e considerando che Zyprexa è una molecola relativamente nuova di cui non si sanno ancora con certezza gli effetti in gravidanza, lasciamo il Lamictal, che potenzialmente è sicuramente dannoso. Almeno sapremo cosa cercare durante gli esami in gravidanza ed eventualmente, in caso di malformazione, potremmo scegliere o meno per l'aborto.
Confesso di essere rimasta allibita da questa logica prettamente "medica".
Ma tralascio qui altre considerazioni, nonché le mie reazioni emotive, che sto ancora rielaborando.

Sono invece andata su internet a fare una ricerca su disturbo bipolare e gravidanza. Ho trovato pareri e relazioni di famosi medici e studiosi che, ovviamente, non sono concordi su una sola linea di condotta (e quando mai? si tratta pur sempre di esseri umani...parlo dei pazienti, of course!, quindi le reazioni e le esperienze sono estremamente soggettive).

Ad esempio: i professori Bogetto, Salvi e Maina, del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino, scrivono in "Disturbi d'ansia e disturbi dell'umore in gravidanza: terapie farmacologiche e non farmacologiche" (CIC Edizioni Internazionali Roma, 2004): "uno studio ha riportato che la frequenza di ricadute del disturbo in gravidanza si riduce (Kastrup e al, 1989). Altri riportano una frequenza di ricadute nettamente aumentata solo nel periodo post partum (Brockington et al, 1981; Kendell e al, 1897). D'altra parte, come per i disturbi depressivi, la frequenza di ricadute depressive o maniacali in gravidanza è spesso determinata dalla brusca interruzione delle terapie (Suppes et al, 1991; Fedda et al, 1993)."
e ancora: "Fra i farmaci psicotropi, gli stabilizzatori dell'umore sono quelli maggiormente associati al rischio di teratogenicità. In particolare, l'uso del litio nel I trimestre di correla ad un'incidenza di malformazioni cardiache pari a 5 volte la popolazione generale. Fra queste, la più comune è l'anomalia di Ebstein, che si verifica nello 0,1% dei nati da madri esposte - un rischio 10-20 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Per quanto riguarda gli altri anticonvulsivanti, l'esposizione alla carbamazepina (nome commerciale: Tegretol) o all'acido valproico (Depakin) nel I trimestre si associa ad un rischio rispettivamente dello 0,5-1% e del 1-5% di sviluppae spina bifida (Rosa, 1991); tale rischio aumenta se si associano altri farmaci e sembra essere dose-dipendente". Noto incidentalmente che gli studi riportati si riferiscono tutti agli anni '80 e '90 del secolo scorso (gli autori scrivono nel 2004). E recentemente? Buio?
Comunque i professori concludono: "in generale, la gravità di un disturbo bipolare e l'elevata probabilità di ricadute che si registra devono imporre la massima cautela nella sospensione dello stabilizzatore. Donne con lunghi intervalli liberi da episodi o che soffrono di disturbo bipolare di tipo II possono tentare una sospensione completa dello stabilizzatore. In caso fosse necessario continuare la terapia è comunque opportuno valutare periodicamente le concentrazioni plasmatiche del farmaci con l'obiettivo di mantenere le minime dosi efficaci. Le eventuali recidive maniacali vanno trattate in maniera aggressiva, eventualmente ricorrendo agli antipsicotici il cui rischio teratogeno, soprattutto con gli atipici (come lo Zyprexa e il Risperdal), è comunque più basso rispetto agli stabilizzatori dell'umore".

I professori Giardinelli, Cecchelli, Innocenti del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi, Firenze, in "Disturbi psichiatrici in gravidanza", pubblicato in Giornale Italiano di Psicopatologia n° 14 del 2008, scrivono: "Diversi case report suggeriscono come alcune donne bipolari si mantengano eutimiche (cioè, stabili) in gravidanza anche dopo la sospensione dei trattamenti farmacologici. Al contrario, studi retrosepttivi e alcuni case report sostengono che la gravidanza non sia protettiva e possa invece rappresentare un periodo di rischio per ricaduta nel disturbo dell'umore. in un ampio studio clinico Blehar sottolinea infatti come il 45% delle donne bipolari sperimentino una esacerbazione del disturbo durante il periodo di gestazione e Freeman e al. rilevano come almeno il 50% di soggetti in un campione di donne bipolari diventa sintomatico durante la gravidanza.(...)La frequenza di ricadute depressive o maniacali in gravidanza è spesso determinata dalla brusca interruzione delle terapie. (...) Un recente studio di Viguera et al. rileva come sia doppio il rischio di ricadute per le donne che discontinuano il trattamento con stabilizzatore dell'umore rispetto a coloro che proseguono la terapia di mantenimento. (...)Risulta quindi di particolare rilevanza, per le donne con disturbo bipolare, la pianificazione della gravidanza stessa (...). La graduale sospensione dei farmaci deve essere presa in considerazione nel primo trimestre di gestazione nella donne che prima del concepimento hanno avuto lunghi periodi di remissione."

Ancora: uno studio affettuato nel 2004 presso il Perinatal and Reproductive Psichiatry Clinical Research Program, Massachusetts General Hospital di Boston, ha valutato la gravidanza di 89 donne sofferenti di D.B.
Le pazienti erano suddivise in 2 gruppi: pazienti trattate con stabilizzanti dell'umore e che hanno continuato il trattamento; donne che hanno interrotto la terapia tra i sei mesi prima del concepimento e le 12 settimane di gestazione. I risultati sono stati: 63 donne (70,8%) hanno avuto una ricaduta (soprattutto depressiva), con un rischio di 2,3 volte più grande nelle pazienti che hanno sospeso la terapia rispetto a chi l'aveva proseguita. Quindi un aumento del rischio di ricaduta notevole.

Che fare? Ah, per ora non so proprio. I pareri discordano, e credo di dover approfondire la mia ricerca, sia "scientifica" che emotiva. A caldo, ancora, non mi sentirei di far correre a un mio figlio rischi gravi di malformazioni. Nel contempo, le esperienze di crisi maniacali e depressive avute, non annoverabili tra le belle esperienze che reputo desiderabili (eufemismo), mi impongono di tener conto anche della probabilità di ricadute, con problemi sia per me che per il feto.
Mi sono stati dati anche dei riferimenti da contattare: la dottoressa Todros, ginecologa dell'Ospedale S.Anna di Torino, che segue le gravidanze a rischio, e il Centro di Tossicologia Prenatale del Centro Ospedaliero di Careggi, Firenze, contattabile al numero 055 7946731.

La ricerca continua....