lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale...

A chi sta bene, e a chi sta male.

Sono soprattutto questi ultimi che ho nel cuore e nei pensieri in questi giorni.

Per me quest'anno è stato abbastanza duro, ma da compensata. E quindi, avendo attraversato momenti durissimi, anni horribili come tutti coloro che soffrono di DB, mi ritrovo a ringraziare che sia andata così, anche se spero in un 2013 migliore.

Ce la meritiamo un po' di levità, un po' di serenità? Penso di sì.
Se il karma non è una barzelletta e la vita è simile a un cosmico conto corrente, noi abbiamo già  sofferto talmente tanto che se non soffrissimo più per il resto delle nostre vite andremmo forse in pareggio.

Ora, messaggio speciale per chi sta male: TENETE DURO, VE NE PREGO.

NON MOLLATE.

Depressione, disperazione, pensieri suicidari...quando invadono le nostre menti sono atroci, dolorosi, subdoli e molto pericolosi.

Passerà anche questo Natale, ne arriveranno altri migliori. Credeteci, è vero.

Io ho perso interi Natali della mia vita, anni dei quali non ricordo nulla se non che non me ne importava nulla e stavo male, malissimo.

Poi si trova la cura, le strategie, il coraggio di affrontare un lungo cammino di soluzione.

Non mollate.

Buon Natale, a tutti.

lunedì 17 dicembre 2012

Ce l'abbiamo fatta?

Che dicembre.....

chi è solo sta male perché è solo
chi non è solo ha problemi in famiglia
chi non ha problemi in famiglia ha problemi sul lavoro
chi non ha problemi sul lavoro ha problemi nelle relazioni

una fatica assurda, un superlavoro per gli psichiatri....e soprattutto un surplus di sofferenza per noi.

Ora, anche questo Natale passerà, come fanno tutti i Natali, con il loro cumulo di gioie, dolori, stanchezza, stress, fatiche, depressione, disforia, e via discorrendo.

Cerchiamo di sopravvivere, in questo mese è già tanto.

Cerchiamo di far tesoro delle esperienze, quelle degli anni passati e quelle che stiamo accumulando.

Impariamo. Non è facile. Io non sono una grande amante dell'apprendimento dovuto all'esperienza, rischia di farci gridare al lupo al lupo anche quando il lupo non c'è, ma talvolta è necessario.

La realtà lo richiede, la nostra vita ce  lo richiede.

Questo per non essere folli secondo la definizione di Einstein: la follia è fare la stessa azione aspettandosi ogni volta un risultato diverso.

Vogliamo essere folli? O vogliamo essere persone attrezzate per la vita, che sanno rimanere nella realtà, per quanto dolorosa possa essere, e comportarsi di conseguenza??

E' un periodo di dolorose riflessioni, di cui vi parlerò in un altro post. Sto latitando per problemi di connessione e di tempo, ma sono sicura che ce la faremo.


sabato 1 dicembre 2012

Sono nervosetta...

E sto cercando di dirmi che sono solo nervosetta, che può capitare a tutti una giornata, una settimana di malumore.

O meglio: senz'altro capita a tutti, ma per chi soffre di DB ogni cosa fa sintomo...

Subito dopo le crisi, la cosa diventa preoccupante: Oddio, ti stai scompensando, sei disforica, chiamiamo la psichiatra, aumentiamo i farmaci!

La cosa mi faceva imbestialire, perché se una volta può essere vero, le restanti 9 è solo un po' di nervoso, cosa che tutti sperimentano: il barista maleducato, la lite con il capo, il gatto che si è fatto un buco nel fianco, la tensione per il futuro... la vita, con i suoi problemi e i suoi up and down: periodo buono, periodo non buono.

Il vivere senza gridare subito al sintomo del DB è liberatorio.

Una parte di me resta sempre all'erta, la scorta di farmaci è sempre alta, ma dopo quasi 8 anni di eutimia posso permettermi di sperimentare emozioni depressive, di dolore, di ansia, di nervosismo, senza correre dalla psichiatra.

Non ho altri sintomi di scompenso.

Sono solo un po' nervosa. Il mondo non è mai come nei libri leggiamo che debba essere o sarà.
Il mondo è fatto di persone normali, fatte di luci e ombre, ognuna con la propria giornata sì e la propria giornata no.

E in questo immenso minestrone cosmico, noi dobbiamo vivere. Non sempre è facile.

Quindi, per ora nessun aumento di farmaci, ma mi chiedo: perché dicembre ci coglie sempre nervosi?

martedì 20 novembre 2012

Come affrontare il Natale senza star male

Sapete che Natale è uno dei periodi stressanti di tutto l'anno per chi soffre di una malattia mentale?
La corsa ai regali, i preparativi, le cene, le giornate talmente piene da diventare logoranti... questo è già un grande stress per chi ha comunque una situazione serena...
Per chi invece ha subito qualche dolore recente (separazione, lutti), Natale con il suo carico di ricordi e di cose-da-fare-preferibilmente-in-coppia diventa una sorta di incubo.

Nella settimana natalizia, i suicidi raggiungono un picco.
Proprio a Natale, si decide che non si riesce più a vivere.

Possiamo affrontarlo senza star male??

Possiamo provarci, questo sì. Vediamo come.


  1. Regali: se potete, non fatene. Potete dire che volete concentrarvi sullo spirito, o che in periodi di spending review e di saldo imu, non avete proprio i soldi per provvedere. L'alternativa è il regalo simbolico, uguale per tutti o quasi: marmellate, miele, quello che volete voi. Preferibilmente cose da comprare parecchie settimane prima e senza girare tutta la città. Internet in questo è utilissimo, se vi organizzate per tempo. Fate tutto con un clic.
  2. Feste e cene varie: rifiutatevi decisamente di organizzarle voi. A casa vostra non si terrà nessuna festa. Voi dovete pensare alla vostra salute mentale, non a tovaglie-segnaposti-antipasti-primo-secondo-contorni-dolce-frutta secca. Qualcuno mi spieghi perché i segnaposti, oggetti assolutamente abiurati per 364 giorni, diventino fondamentali a Natale. Mistero. Se potete, andate da un parente, offrendovi di portare qualcosa che potete ordinare e comprare (ravioli per il primo, o un dolce). In alternativa, Natale si può passare benissimo mangiando cibo cinese take away o una pizza. Provate... sarà tutto più buono se mangiato senza stress. Le festività migliori che ricordi le ho passate mangiando fish & chips sulla spiaggia, credo con le mani. Livello di stress negativo: zero.
  3. Feste e ricordi: se potete, andate lontano dai luoghi dove stavate con l'amato/a. Se non potete, fate gli alternativi: dove è scritto che Natale debba essere pranzi e cene? Potete passarlo passeggiando, nuotando, dedicandovi alla lettura di libri, facendo un corso di yoga. Cercate di mettere voi stessi al centro della vostra vita e di fare quello che avreste sempre voluto fare e non avete mai osato fare.
  4. Capitolo a parte se avete figli: ovviamente è più difficile, se non impossibile, negare il Natale ad un bambino. Anche qui, organizzatevi per tempo. Evitate le code e le folle dell'ultimo minuto. Siate per le spese intelligenti: fatele in pausa pranzo già adesso, o in un pomeriggio feriale. L'albero può essere fatto anche alla fine di novembre, come fanno alcuni grandi magazzini. Ma i bambini sono molto più adattabili di quanto pensiamo, ed amano le avventure. Qualsiasi banalità condita con un po' di fantasia diventa una fantastica avventura da vivere. Tenetene conto,
  5. Osate essere antipatici e indisponenti. Osate rifiutare e dire di no. Osate essere super buoni se vi sentite, lasciando da parte la paura. Osate essere voi stessi e mettere, ripetita iuvant, voi stessi e i vostri desideri al primo posto. Questa è una cura infallibile.
  6. Se vi venissero, Dio non voglia, pensieri di suicidio, raggiungete il pronto soccorso più vicino e chiedete di parlare con lo psichiatra di turno. Mai rimanere soli a rimuginare. Mai provarci. E' un periodo, magari lungo, doloroso, terribile, ma passerà. Tenete duro, stringete i denti. Fatemi un grosso favore: non provateci.

Da parte mia, mi sono stressata questo mese per un surplus di impegni, ma ora si sono conclusi. (Non si finisce mai di imparare. L'anno prossimo sarà ancora meglio: eviterò ancora più impegni). Intendo fare esattamente come vi ho detto. Quest'anno piccoli pensieri, e sono già tutti pronti. Grossa scorta di libri, passeggiate, se possibile una giornata alla terme. Pizza take away, cibo cinese, surgelati fantastici. Lavoro 0, riposo, relax molto. Me lo merito.

sabato 10 novembre 2012

Stare nella realtà

Non è questo quello che cerchiamo di fare?
Cercare di stare nella realtà, di vivere affrontando il reale per quello che è e per quanto ci capita.
Io ho imparato a farlo solo con la psicoanalisi, prima ne ero incapace.
Non tanto per il DB (che comunque non aiuta), quanto perché la realtà di oggi proprio non mi piaceva...per qualcuno cresciuto a pane e idealismo, con condimento di valori e dessert di dover essere, la realtà degli ultimi vent'anni è qualcosa di alienante....sembra di essere finiti in un mondo impazzito.

La mia ricetta era chiudermi in casa ("mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo", cantava qualcuno...), immaginare e creare un mondo che fosse solo mio, un mondo di bellezza, di poesia, di valori, di coraggio, di amore, vivere di libri e di musica, e di tanta solitudine.

Poi, faticosamente, con grande sofferenza (la volta che il mio psicoanalista mi disse "la realtà vince sempre" piansi due settimane, giorno e notte, non riuscivo a fermare le lacrime), ho imparato.

Il reale è quello che è, non quello che ci piace.
Le persone sono quello che sono, non quello che noi vorremmo che fossero o che immaginiamo possano essere.
Quello che arriva, arriva.

Spesso siamo delusi dalle persone e dalla vita: amici che rivelano lati sgradevoli, progetti che non vanno in porto, sogni che si infrangono.

Spesso deludiamo noi gli altri e noi stessi: rivelando nostri lati sgradevoli o non comportandoci comme il faut.

Capita, è capitato, capiterà ancora.

Per quanto mi riguarda, ho capito due cose. 
La prima, è che dopo aver speso 20 anni della vita e innumerevoli tecniche per cercare, osare, provare ad essere me stessa, e dopo essere riuscita a vedermi ed accettarmi per quanto sono, non intendo tornare indietro nascondendo chi sono o cosa provo. 
Ritornare a nascondermi è un rischio e una eventualità che non voglio correre.
Se qualcuno è disturbato dal mio essere, dai miei forti sentimenti, dalle mie forti emozioni (in fondo è il mestiere di chi soffre di Db provare emozioni e sentimenti ENORMEMENTE INTENSI, quindi non faccio altro che fare il nostro lavoro), è liberissimo di scansarmi e di andarsene.
Come faccio io con altri.
Cerco di avere sempre presente il rispetto altrui e di me stessa: non sono favorevole all'espressione-immediata-delle-emozioni-nell'istante-in-cui-le-provi: è un comportamento che ritengo davvero infantile e dannoso. Siamo grandi, dovremmo riuscire a gestire le nostre emozioni e a FARE qualcosa con esse, senza aggredire gli altri, ma aspettando una moderazione che il tempo senz'altro darà, insieme a riflessioni completamente diverse da quelle dei primi minuti.

La seconda, e mi sembra abbastanza importante, è una linea di condotta che ho mutuato dagli americani: if live gives you lemons, make lemonade.
Se la vita ti dà limoni, fai la limonata.
Niente della mia vita è andato come speravo o avrei voluto a 15, 20 anni.
Tutto è stato inaspettato e completamente diverso.
Anche il Db non rientrava nei miei programmi...non è che facendo la lista dei desideri uno scriva: voglio trovare il grande amore + sposarmi + avere un figlio + avere un lavoro fichissimo e che mi faccia sentire realizzata + ammalarmi di una malattia mentale... ;-)
Come spesso dico, esistono posti migliori dei repartini psichiatrici dove passare le vacanze.
Però, cribbio, in questa vita che è stata totalmente una sorpresa, ho l'assoluta consapevolezza di AVERE SEMPRE FATTO DEL MIO MEGLIO. Questo lo so. 

E la cosa di cui sono più fiera in assoluto (forse la sola) è l'aver affrontato me stessa e la malattia con grande coraggio e grande determinazione a stare bene, a mettere in gioco e ribaltare me stessa, senza mollare mai.

domenica 21 ottobre 2012

Parlando ancora di psichiatra, psicoterapeuta, neurologo, medico generico

Ho già scritto sull'argomento, asserendo che lo psichiatra non è il medico dei matti, e sarebbe giusto iniziassimo tutti a non considerarlo più tale.

Purtroppo sembra di gettare una goccia nell'oceano: scompare, nel dilagare di pregiudizi e di ignoranza che ci circondano.

Si confonde lo psichiatra con lo psicoterapeuta o con il neurologo, e si preferisce evitare questi professionisti per andare dal medico generico.

Ora, io capisco e conosco la scelta tra il prendere psicofarmaci e non prenderli. La capisco e la conosco perché l'ho praticata. 
Li ho rifiutati per anni, poi li ho presi (andando dallo psichiatra), poi li ho sospesi senza dirle nulla perché mi sentivo intossicata e volevo purificarmi, mi sono scompensata, sono stata ricoverata, ho riniziato finalmente a riprenderli (sempre sotto controllo dello psichiatra) e ora sono sette anni e mezzo che sono felicemente stabile (o, per usare il gergo psichiatrico, ottimamente compensata).

La conosco, dicevo, la capisco. Ma se comunque l'intenzione è di curare la depressione che vi siete autodiagnosticati con un antidepressivo, perché andare dal medico della mutua (generico) e rifiutare lo psichiatra?

Amici miei, se vi rompeste una gamba andreste dall'ortopedico, vero?

Ora, questo non vuole dire che non esistano medici della mutua bravi, che  conoscono bene i farmaci psichiatrici.
La differenza, però, è che lo psichiatra ha studiato per altri anni, a fondo, le malattie della mente e può fare una scelta basata su una diagnosi. Diagnosi che può spaventare, d'accordo, ma è il primo passo per guarire: sapere cosa avete.

Parlando di DB, la diagnosi differenziale (ovvero basate sui sintomi diversi) con il disturbo di personalità borderline è molto complessa. Talvolta è difficile anche la diagnosi tra DB e depressione maggiore, o tra DB e un altro disturbo di personalità.
E non è solo la diagnosi ad essere diversa, ma la terapia. Farmaci adatti ad un caso non sono adatti, anzi, potrebbero essere assolutamente controindicati nell'altro. 

Eppure, eppure. Meglio andare da un neurologo? Il neurologo è colui che si occupa delle patologie del cervello basate su un danno d'organo, ovvero fisiologico: ictus, aneurismi, morbo di parkinson, e quant'altro.

Psicologo e psicoterapeuta: che differenza c'è? Lo psicologo è un laureato in psicologia, stop.
Lo psicoterapeuta è un laureato in psicologia (o in medicina), che, oltre a queste lauree, ha seguito anche un corso di specializzazione, della durata di 4 o 5 anni, in un certo orientamento della psicoterapia.
La psicoterapia è la terapia, appunto, delle patologie mentali (campo farmacologico dello psichiatra), grazie alle parole (quasi sempre: nella bioenergetica e nella corenergetica si usa anche il corpo).
Psicologi e psicoterapeuti possono fare diagnosi ma non possono somministrare farmaci.

Sì, può essere un po' difficile, all'inizio, orientarsi in tutto questo. Dopo anni si diventa quasi degli addetti ai lavori, comunque, e non si fa più confusione.

E si accetta di fare la scelta migliore per la propria vita. Anche se difficile, anche se dura da accettare, anche se è una scelta, qualunque sia (curarsi o non curarsi) che costerà. In ambedue i casi.

lunedì 8 ottobre 2012

Vita bipolare

Il titolo del post è polisemantico: certo, è la vita che è bipolare (basta guardare le stagioni), e in questo, la vita bipolare è più bipolare della vita bipolare. E per nulla facile.

Tutti soffrono di alti e bassi. Tutti hanno giornate in cui si svegliano bene, di buon umore, pieni di energia, e altre in cui vorrebbero solo stare a letto, e si sentono di malumore, o con le energie nel sottoscala.

Tutti hanno questi cicli, questi bioritmi che salgono e scendono.

Ma i "bipolari" non sono li hanno più accentuati, ma anche più intensi.

C'è chi dice che l'intensità delle emozioni di chi soffre di DB rispetto alle persone normali sia 50 a 1.
Come dire: una persona normale ha un grado di sofferenza 10, un bipolare 500.

Io non so dove esista questo bilancino né se questa proporzione sia corretta. So solo, è vero, che le mie sofferenze sono molto più intense (e stancanti) di quelle delle persone normali che conosco.

Un tempo, questo fatto mi faceva sentire più viva. Pensavo di essere la sola normale in un mondo di semimorti.

Poi mi hanno detto che era una malattia, che la normalità era quel mondo più tenue, più pacato, che a me appariva irrimediabilmente grigio, e di cui solo dopo tanto tempo e tanta psicoterapia ho imparato ad apprezzare le tenue e multiformi colorazioni.

Però, cribbio, quando sto male, sto male davvero. Allora rientro in me, non parlo, sembro un animale che sta leccandosi le ferite e vuole solo essere lasciato solo nella sua tana.

Adesso so che tutto questo passerà. So che se mi lascio invadere dalla sofferenza, se la vivo, se con il mio psicoanalista riesco a darle un nome, dopo un po' di tempo sbiadirà, e io farò un altro passo nel cammino.

Grazie al cielo ho sposato un uomo che mi capisce. Che sa che il suo compito non è curarmi le ferite, che sa che questo è il MIO compito, ma sa che può amarmi e starmi vicino, rispettando i miei periodi di dolore e, magari, ingegnandosi per strapparmi una risata.

Questi sono i grandi regali che mio marito quotidianamente mi fa: la sua presenza, il suo amore, e la sua voglia di dare fondo alle sue doti brillanti per darmi qualche minuto di leggerezza.

In questi giorni, ho sentito molta sofferenza dentro di me. Un buco, che più che un pozzo senza fondo sembrava un buco nero, con identica capacità di attrazione della materia e dell'antimateria: attrae tutto, tutto sembra scomparire, lasciandomi solo sofferenza.

Ne sto uscendo, con la consapevolezza che è lì e che dovrò trovare il modo per venirci a patti, e magari cambiarne qualità e colore.

Vita bipolare, vita difficile.


giovedì 27 settembre 2012

Alcool e droghe - simil cure e pericoli

Nella vita c'è anche questo, non neghiamolo.
Molte persone che soffrono di DB si ritrovano con problemi  di alcool e droga.

Per chi non è ancora stato diagnosticato, talvolta l'alcool e le droghe sono una specie di "autocura" a un disturbo che non sa di avere.

Chi è depresso talvolta si rifugia nella cocaina per tirarsi un po' su (o nelle pilloline, extasy etc.).

Chi è ipomaniacale e soffre di ansia talvolta beve o fuma marijuana e hashish per calmarsi, rilassarsi, essere meno ansioso e sentire meno rabbia.

Capita. Ma alcool e droghe, ben lontani dal curare il DB, alla fine non fanno che aumentarne i sintomi.


In taluni casi, possono servire a "slatentizzare" (ovvero rendere manifesto e più grave) un disturbo che altrimenti sarebbe stato sotterraneo e, magari, controllabile.

Funzionano come le micce delle bombe, insomma: accendono. E una volta accesa la bomba, c'è lo scoppio. 

Oltre a alcool e droghe, sappiamo che alcuni farmaci (come il cortisone) e alcuni cambiamenti ormonali (come i cambiamenti ormonali della gravidanza) possono funzionare da detonatori.

Allora, che fare? Se siete genitori, o familiari, cercate di fare opera di prevenzione, spiegando ai vostri figli e cari il perché per loro è fondamentale stare ben lontani da queste sostanze.


Se siete invece sofferenti di DB, tenetene conto SEMPRE. 


Per noi una pista di cocaina non fa la differenza tra una serata normale e una più allegra; fa la differenza tra la vita normale e un altro scompenso, un altro ricovero, altre dosi di alti farmaci.

Sì, ci vuole un po' prima di capirlo. Lo so sia per esperienza mia che per quella di miei amici.


Nei periodi in cui stiamo bene si pensa "ma sì, un tiro, una pista, due bicchieri in più, che sarà mai, ci sono i farmaci che mi proteggono"....e talvolta questo pensiero funziona.

Altre no. E se non funziona, il prezzo da pagare è sempre e comunque alto, per noi.


Ne vale la pena?

lunedì 24 settembre 2012

James Hillman, Il Codice dell'anima

Scrivo oggi di questo libro, un must to read, uno di quei libri che leggi e  ti cambiano qualcosa dentro, anche se non sai bene cosa.

James Hillman, psicoanalista junghiano, filosofo, in questo libro parla della sua "teoria della ghianda": dentro di noi c'è un ghianda, un'immagine, la nostra vocazione a cui dar forma nella vita.

Nella piccola ghianda è già contenuta l'immagine della quercia che diventerà, ammesso e concesso che vada tutto bene: che non venga mangiata dai cinghiali, che il piccolo germoglio non sia cibo per i cervi, che non venga tagliato da qualche taglialegna, che ci sia la giusta quantità di acqua e sole...la ghianda diventerà quercia.

Nelle nostre vite, secondo Hillman, accade la stessa cosa: dentro di noi c'è una ghianda, la strada, la vocazione che ci permetterà di realizzare noi stessi e il nostro destino.

I guai iniziano se la ghianda non viene riconosciuta...se non sappiamo bene che tipo di seme abbiamo dentro di noi.

Ne abbiamo troppi?
Neppure uno?
Esiste ma è troppo profondo e la sua voce si perde?

A me capita di perderla, la voce della ghianda. Talvolta penso di saperlo, talvolta non lo so più.

Non sono mai stata benedetta dall'avere una sola vocazione. Tante voci...un tempo pensavo che tutte le voci del mondo mi risuonassero dentro.
Quanto era difficile sentirle! Quanto mi portavano lontano!

Poi qualcuno ti dice "è una malattia", e le voci diventano più sfocate, ma non smettono di risuonare.

Cerco di concentrarmi sulla voce della mia ghianda...  non è facile.

In giornate di pioggia, come questa prima giornata di autunno, starei volentieri sul divano, con una tisana e musica rilassante, lasciando che le voci della ghianda si facciano strada dentro di me.

Lasciando che una sottile malinconia, una sottile insofferenza verso i doveri quotidiani, si impadronisca di me, mi attraversi, e poi se ne vada. Conscia che accade a chi soffre di DB, e accade anche a chi non ne soffre, ai cosiddetti normali.

E' la vita ad essere ciclica, ad essere bipolare, un'onda che sale, e poi ridiscende.



martedì 18 settembre 2012

Altro cambio di stagione...come state a depressione stagionale?

Siamo alle porte dell'equinozio d'autunno: le giornate iniziano a farsi più fresche, più corte (meno ore di sole), tra un mesetto circa ritornerà l'ora solare e buio arriverà alle 17 di pomeriggio.

Come state a depressione stagionale???

Per me, per lunghi anni, la primavera e l'autunno erano un incubo. Al cambio di stagione, mi ritornava la depressione! Aspettavo con una paura terribile l'ennesimo equinozio, il cambio dell'ora.

In autunno mi deprimevo per la scarsità di luce, perché con il freddo mi veniva spontaneo rintanarmi in casa e diminuire le ore di sport all'aperto, tutto il mondo mi sembrava stesse morendo, un'altra volta, per un altro anno.

In primavera, tutto si risvegliava, ed io crollavo per le fatiche dell'inverno! Chiusa in casa, con attacchi di ansia, depressione, voglia di non fare nulla e sensi di colpa perché il mondo era splendido e io non ne approfittavo.

In America e in altre parti del mondo conoscono bene questo tipo di depressione e la chiamano SAD: seasonal affective disorder. E' un problema reale, molto diffuso.

Adesso, mi pare di ricordare che anche gli attacchi ricorrenti di SAD vengano fatti rientrate in quello che viene chiamato "lo spettro bipolare", e che quindi le cure siano le stesse (moderatori dell'umore anzitutto).

Noi possiamo fare qualcosa?
Secondo me sì!

Strategie per l'autunno:

- cercate di passare almeno mezz'ora al sole, ogni giorno; se non riuscite, comprate una lampada a spettro solare. Si trovano facilmente nei negozi grandi di elettrodomestici, non costano uno sproposito (120 euro), e tenerla accesa accanto a voi un paio di ore al giorno è un validissimo sostituto della luce solare;
- non diminuite l'attività fisica. Cercate di fare uno sport, magari trovate un'amica o un amico che lo facciano con voi, in modo da stimolarvi a vicenda ad andare in palestra o in piscina. Sappiate che la parte più difficile è la strada da casa alla palestra; una volta lì, vi divertirete e uscirete con una bella dose di endorfine. Trovate un'attività che sia piacevole da fare, che vi diverta: non deve essere l'ennesimo "dovere" penoso e difficile;
- se vi sentite più depressi del solito, parlatene con il vostro medico; magari sarà necessario aggiustare la terapia;
- non chiudetevi in casa in pantofole a rincintrullirvi davanti alla televisione! Cercate un amico, uscite, prendete un thè, fate una passeggiata, trovatevi un hobby;
- non stancatevi troppo: spesso l'autunno è pieno di impegni. Non mettete troppa carne al fuoco, dosate le vostre forze;
- state attenti all'alimentazione: eliminate gli zuccheri (che possono causare sbalzi d'umore), nutritevi di cibi sani e che diano energia: cereali, carne, pesce, verdure cotte;
- come sempre, attenti alle ore di sonno, monitorate che siano sempre nella giusta quantità.

Da anni non mi capita di soffrire di depressione stagionale, eppure, ad ogni cambio di stagione mi chiedo: quest'anno come andrà?

Ma applicando le strategie e seguendo la cura giusta, posso accogliere il trascorrere stagionale.

Anche se una parte di me è d'accordo con De André.

"Per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte inventò le stagioni"

(Il Blasfemo, dall'album "Non al denaro, non all'amore né al cielo".)

sabato 15 settembre 2012

Ancora sul suicidio

Un caro amico mi ha inviato questo articolo, apparso su pharmastar, e voglio postarlo, dal momento che parla di un pericolo reale. Capita di dimenticarlo quando si sta bene da anni, capita di dimenticare di quella sera in cui il pensiero di morire sembrava il più seducente e il più giusto di tutti, perché stavi troppo male, non ce la facevi davvero più, ti sembrava che la tua vita fosse un inutile e grosso cumulo di sbagli e di dolore...intenso, infinito...non capita però di dimenticare che all'amico che ti ha chiamato per chiederti come stavi hai confessato, in piena maniacalità, "stasera voglio morire, non ne posso più, mi ammazzo!"...non capita sicuramente di dimenticare il tso successivo, pompieri carabieri e medici che sfondano le  porte finestre di casa e ti dicono "deve venire con noi"....
Alla fine non mi sono suicidata, ma non per il tso. Gli è che ad un certo punto, quando la disperazione era al culmine e la maniacalità pure, mi venne fame.....e nel frigo c'erano dei wursterl di tofu affumicato, e della senape...mi misi a mangiarli, seduta per terra, con le mani, intingendo i wurstel nella senape, e mi sembrarono così buoni che decisi che forse valeva la pena di vivere ancora un poco, almeno per mangiare...poi, in un impeto di lucidità, capii che ero fuori "come un picchio", ingollai 10 mg di ziprexa (sì, avevo sospeso le cure senza dire niente al mio medico ma capii che era ora di riprenderli....immediatamente!) e andai a letto. I pompieri arrivarono mentre dormivo.

Il suicidio accade, giusto parlarne. Giusto sapere che la fase più rischiosa dei Db è il "ciclo misto", quando sintomi della depressione e della mania (o ipomania) compaiono contemporaneamente. Giusto sapere che allora si è totalmente disperati (depressione) ma si ha la forza per suicidarsi (mania).

Io penso che ogni pensiero di suicidio sia un pensiero di malattia: segno che qualcosa di importante non va, non funziona più, non è come dovrebbe essere. Non pensate che siano voci di qualche altro emisfero o pianeta che dicono la verità: è un grosso segno di malattia.

Correte subito ai ripari: andate dal medico o in un pronto soccorso IMMEDIATAMENTE, chiedete di parlare con lo psichiatra di turno, meglio un ricovero che non essere più su questa terra.

E' vero, vivere con il DB è faticoso, doloroso, terribile. Ma possiamo farcela, possiamo trovare la cura più giusta per noi e vivere bene. Se qualcosa vi dice che così non è, è segno che non vi state curando (so che tanti rifiutano le cure) o segno che la cura che state seguendo non è appropriata, non funziona, non  va bene.

Parlatene con il vostro medico curante, cambiate farmaco, fatevi seguire attentamente. 

Cercate di avere per voi un minimo di bene...quel bene che tanto agognate che vi venga dato dall'esterno, senza trovarlo, datelo a voi stessi....almeno un po'. Quel tanto che basta per curarvi.

Le stime più recenti parlano di circa un milione di italiani con disturbo bipolare, con un tasso di suicidio 21 volte più alto rispetto alla popolazione generale. Il suicidio è, infatti, la principale causa di morte nei pazienti con disturbo bipolare [1] e si stima che 1 paziente su 5 muoia a causa di tale gesto estremo [2]. Inoltre, una diagnosi non corretta e una terapia errata aumentano di circa 4 volte il rischio suicidiario. 

È l’allarme lanciato dagli esperti nel ciclo di incontri “Appropriatezza terapeutica e rischio clinico in psichiatria”, promosso da AstraZeneca in tutta Italia. Fondamentale tenere sotto controllo i “tre campanelli d’allarme” del rischio di suicidio e prendere in considerazione il “Fattore P” (P come Personalizzazione) nel determinare la terapia più adeguata per ogni paziente.

“Insonnia prolungata, forte agitazione interiore e cambi repentini di umore: sono i tre campanelli d’allarme che, in un’ottica di prevenibilità, possono indicare un reale rischio di suicidio nei pazienti bipolari”, dichiara Maurizio Pompili, responsabile del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’Ospedale S. Andrea di Roma. “Non va dimenticato che il 70% di questi pazienti riceve una prima diagnosi non corretta - frequentemente accade, infatti, che il paziente sia diagnosticato con depressione maggiore - e una terapia inappropriata può aumentare il rischio suicidiario di ben 4 volte. È dunque fondamentale prescrivere i farmaci più corretti in particolare, alcuni trattamenti a rilascio prolungato, come ad esempio quetiapina nella sua formulazione RP, hanno dimostrato in recenti studi la loro efficacia nella riduzione dell’ideazione suicidaria, con un risultato superiore anche al litio, considerato lo stabilizzatore di umore per eccellenza”. 

Quetiapina è un antipsicotico atipico di nuova generazione: che agisce, in funzione del dosaggio, come antimaniacale e antipsicotico, mentre il suo metabolita attivo norquetiapina, ottenuto per effetto della metabolizzazione epatica, è dotato di un’azione antidepressiva.[3]

La terapia del disturbo bipolare non può prescindere da quello che gli esperti hanno ribattezzato “Fattore P”, come Personalizzazione: nel disturbo bipolare, infatti, le variabili individuali hanno un grande peso e ogni paziente risponde ai farmaci in modo differente. “Se provassimo a riassumere con una formula il concetto di appropriatezza terapeutica nel disturbo bipolare - spiega Massimo Di Giannantonio, professore ordinario di psichiatria Università G. D’Annunzio di Chieti - dovremmo considerare una riduzione dei tempi della diagnosi, un incremento della personalizzazione dell’intervento terapeutico e aggiungere, infine, il coinvolgimento dei caregiver, cioè di parenti e amici, figure fondamentali per supportare il paziente nella quotidianità ed evitare l’interruzione della terapia. Nel disturbo bipolare farmaci mirati permettono di abbattere il rischio clinico di suicidio e di comportamento violento. Infine, la giusta terapia può migliorare la qualità della vita di circa il 70%”.

“L’elevata variabilità individuale nella risposta alla terapia spinge spesso i clinici a sconfinare nell’utilizzo off-label dei farmaci, cioè a utilizzarli nella pratica clinica diversamente da quanto previsto dall’indicazione terapeutica. È quindi fondamentale, oltre a una sempre maggiore attenzione al paziente, anche la puntuale collaborazione di tutta la classe medica nel segnalare gli eventi avversi agli organismi di farmacovigilanza”, aggiunge Patrizio Piacentini, già Direttore Dipartimento di Scienze Farmacologiche Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo di Milano.

“Nel tentativo di prevenire il rischio suicidiario di un paziente bipolare bisogna evitare di cadere in una visione fatalistica”, commenta Carlo Boscardini, specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni. “Lo specialista che riesce a leggere l’intenzione suicidaria del paziente non può trincerarsi dietro il diritto di privacy, ma deve provare a coinvolgere la rete sociale del malato, evitando che si crei una frattura tra paziente, medico e famiglia”.

[1] Baldessarini et. al. Clinical Neuropsychiatry 2005;2:73-75
[2] Tondo et al. CNS Drugs. 2003; 17: 491-511
[3] Pani L, Strada M. Therapy Perspectives. Wolters Kluwer/Adis Eds. 2009; Anno XII, n.19, dicembre 2009.


lunedì 3 settembre 2012

Piano....planning!

Ho già scritto un post, mi pare, dal titolo "overwhelmed"...mi piace di più la parola inglese dell'italiano "sovrastata", quell'over rende bene l'idea.

Il punto è: soffro di disturbo bipolare perché ho troppi interessi per le 24 ore del giorno o ho tanti interessi perché soffro di disturbo bipolare?

Io preferisco dare la colpa all'ascendente gemelli, troppa curiosità, troppi spunti da cui siamo continuamente bombardati...non dico che li seguirei tutti, ma tanti sì!

Però, ammetto la necessità di stare attenti.... se i troppi interessi mandano in ipomania, anche lieve, l'ipomania può poi portare ad avere tanti interessi, e diventa un gatto che si morde la coda.

Allora, urge uno stop. Ho iniziato con una programmazione. Ho visto che alcune delle cose che volevo fare in questo giorni dovrò, giocoforza, farle tra due mesi.

Il che mi ha sconfortato ma mi ha anche fatto capire che, con la mia vita, non c'è altro modo.

Poi, far rilassare la mente. Mi tuffo in Wodehouse, o nella letteratura spazzatura.....la mente si placa, davvero sovrastata da certe monnezze.

Dormire aiuta. 

Oggi va già meglio.

Domani chissà....

lunedì 20 agosto 2012

It's a kind of funny story - 5 giorni fuori

Vi consiglio questo film perché è davvero carino... nonostante sia una bella favoletta e nella realtà le cose non siano così  rapide (5 giorni per cambiare vita sono veramente pochi) né così fluide.

Craig, il protagonista, è un 16enne che il padre vorrebbe lanciare nell'empireo delle scuole super formanti, onde farlo diventare un amministratore delegato o simili.

Ma il nostro soffre di depressione e di pensieri di suicidio.
Prendeva lo zoloft (il che ci dice che la sua depressione era unipolare e non bipolare), ad un certo punto si sente bene, pensa "non ne ho bisogno" e lo smette, senza dirlo al medico.

Vi dice nulla?
Ovviamente bello sbaglio, i pensieri sul suicidio ritornano, ed una notte, anziché andare a buttarsi giù dal ponte, si dirige verso il pronto soccorso della sua città, chiedendo, supplicando, implorando di essere ricoverato nel reparto psichiatrico (da non credere, eh? ma è giovane...)

Dopo pochi minuti di reparto psichiatrico il nostro vorrebbe già fuggire via: troppi matti in circolazione, lui non è così, lui..sta solo un po' male! Alchè viene bloccato sia dai medici che dai genitori, in quanto la durata minima del ricovero è...avete indovinato, 5 giorni.

In 5 giorni lui fa in tempo a: riprendere farmaci, scoprire la sua vera vocazione (l'arte, non l'economia), trovare una fidanzata (malata anche lei ma tanto carina ed intelligente), aiutare vari ricoverati in vari modi.

Ora, a me i film "buoni", con l'happy end, piacciono. E' un modo per volare fuori dalla realtà, per dirmi che in realtà è possibile, che possono anche esistere belle persone. Battiato cantava: "In quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore"...Ecco, io non sarei così tranchant (a chi piace l'horror, se lo veda! Io vado matta per Harry Potter...) però mi sembra che al cinema ci sia un surplus di violenza sangue e scene ansiogene...trovare un bel film con buoni sentimenti è sempre più difficile.

Quindi dico: film vedibile e godibile.

Ma la realtà è diversa. Il percorso che il ragazzo fa in pochi giorni probabilmente potrebbe durare mesi, e buona fortuna a tutti.

Il messaggio di base però è fondamentale: una malattia mentale non è una tragedia senza scampo, se ne può uscire, si può ritrovare serenità, felicità, diversi modi di stare al mondo, diversi modi di essere se stessi.

Ben venga, davvero.





giovedì 9 agosto 2012

Il tempo di guarire

Conosco parecchie persone che soffrono di disturbo bipolare ed affini...
oltre a me, ovviamente.

E una cosa vorrei dire a tutte loro: datevi il tempo di guarire.
Le crisi psicotiche, in up o down che siano, sono un grandissimo stress per il cervello.
Salta tutto, o quanto meno parecchio. Sparisce l'attenzione, la concentrazione, la memoria, la volontà.

Lo so bene.
Io normalmente leggevo 3, 4, in ferie anche 10 libri a settimana.
Bene, in fase di "crisi" non riuscivo a leggere neppure i titoli dei giornali.
Idem per i film: la maggior parte mi mettevano ansia, cartoni animati compresi.
Volontà, questa sconosciuta! come avere volontà e determinazione quando si fa fatica a restare vivi?

Il cervello ha bisogno di tempo per ritornare ai suoi ritmi "normali". Per noi, normali non lo saranno più.
Una volta esplosa la malattia e ricevuta la diagnosi, dovremmo rivedere tutto il nostro concetto di "normalità" e noi stessi, le nostre vite.

Diamoci questo tempo. Regaliamoci il tempo, grande lusso, per poter guarire, per vivere senza stress, per ricostruire noi stessi....

E' il più grande regalo che possiamo farci.

Capisco la fretta, capisco la voglia di ritornare in pista, capisco che la lentezza non fa parte delle nostre vite e dei nostri progetti.


Riprendiamoci i modi del contadino: abbiamo piantato un seme, dobbiamo innaffiarlo, curarlo, lasciare che cresca con il sole, con la pioggia, con le nostre cure.


Alla fine vi renderete conto che le cose sono andate esattamente come dovevano andare....

domenica 29 luglio 2012

Ogni sintomo è un sintomo?

Quando si impara a prendere sagge precauzioni per prevenire crisi di DB, tutto diventa un sintomo di DB.

Va bene che sia così, all'inizio, ma questo mi faceva imbestialire non poco, a livello ideale.

Perché una persona "sana" può arrabbiarsi e urlare e va bene, è solo arrabbiata o nervosa, e se lo facevo io diventava un sintomo da tenere in considerazione, un attacco di nervosismo che poteva fare pensare ad una crisi manicale?

Ed è solo un esempio...per un po' di anni, tutto è stato sintomo: dormire tanto, dormire poco, non dormire, mangiare poco, mangiare tanto, parlare tanto, parlare poco, nervosismo, sconforto, tristezza....non più accadimenti normali, ma sintomi.

Questa abitudine, nonostante faccia arrabbiare, all'inizio è salvifica. Meglio preoccuparsi per poco che non preoccuparsi per tanto.
Almeno, sempre che non vi piacciano alla follia le crisi, i farmaci in alte dosi, gli ospedali.

Io ne faccio volentieri a meno.

Dopo un po', questo passa. Si è sempre cauti ma, più aumentano gli anni di eutimia, più noi e gli altri capiamo che anche noi possiamo essere "quasi normali", ed essere, come tutti, nervosi, stanchi, arrabbiati, impauriti, sconfortati.

Avrei scelto un altra vita se me l'avessero chiesto? CERTO, assolutamente.

Ma è arrivato questo, e quindi vale la pena di fare il massimo possibile con quanto ci è stato dato.

mercoledì 25 luglio 2012

Cose belle e cose brutte del DB

Ho pensato svariati giorni a questo post.
Qualche giorno fa ho scritto una bella paginetta, intitolata: la cosa più brutta.


Avevo in mente una specie di classifica, che avrebbe potuto essere un sondaggio, su quante siano le cose brutte che possono succedere se si soffre di DB: TSO, ricoveri, molestie sessuali, spese folli che rovinano le finanze, famiglie sfasciate, amici che scompaiono, capi che dequalificano o licenziano, incidenti, tentativi di suicidio, etc.


Poi ho cancellato tutto, perché mi sono chiesta: a cosa serve continuare a mescolare nel fango?
A cosa serve ricordare a tutti che nel DB possono accadere cose brutte, atroci, orribili??


(Un amico mi dice sempre: la merda, più la rigiri più puzza. Non sarà chic come proverbio, ma rende l'idea) ;-)


Chi ne soffre lo sa. E chi non ne soffre, può solo vedere un quadro, una sorta di urlo di Munch, ma non potrà mai capire davvero.

E poi, domanda successiva: che scopo ha questo blog?


Io spero che dia SPERANZA. Spero che sia una piccola vetrina che faccia capire che E' POSSIBILE STARE BENE, ESSERE SERENI, anche soffrendo di DB.


E quindi mi sono chiesta: quali sono state le COSE BELLE del DB?


Perché, innegabile, c'è sempre l'altro lato della medaglia.


Per un amico che lascia, ce n'è un altro che resta, che non molla, che ci fa capire con la presenza e l'affetto che ci vuole bene.

Per un lavoro nel quale non siamo più apprezzati, ce n'è un altro dove possiamo esprimere noi stessi e trovare la nostra dimensione.



Ma, se dovessi proprio dire LA cosa più bella, per la quale io RINGRAZIO il disturbo bipolare, è questa: mi ha fatto capire che non potevo più continuare su certe strade (soprattutto sentimentali).
Mi ha fatto capire che io "dovevo", dovevo per forza, seguire una strada fatta di vero amore, rispetto, non sofferenza.
Mi ha dato la spinta giusta per affrontare una lunga psicoterapia (a settembre saranno 9 anni...) e ricostruire totalmente me stessa.


Una me stessa che, rispetto a dieci o a vent'anni fa, ha una vita senz'altro più piena, più armonica, più serena.


Avrei fatto lo stesso senza la spinta forte del DB? La storia non si fa con i se, lo sappiamo, una sliding door non presa è impossibile da immaginare.


Ma io non credo. 


E quindi questa è stata la cosa più bella in assoluto: che io oggi, anche grazie al DB, a me stessa, e a coloro che mi sono stati vicini, sono una persona nuova.

mercoledì 18 luglio 2012

Disturbo bipolare: esperienze diverse su diagnosi e psicoterapia

Premessa: leggo "la Repubblica". Il sabato apprezzo l'inserto D, un settimanale che mi piace molto, soprattutto per alcuni editorialisti.


Sabato scorso, Elasti ha narrato l'esperienza di una giovane donna che soffre di disturbo bipolare.


Ora, io sono sempre contenta quando si parla di disturbo bipolare, e sempre in empatica affinità quando leggo le storie di altri.


Tanti particolari però per me non erano esatti, in quell'articolo....o meglio: sono esatti secondo l'esperienza della protagonista. La mia è diversa.


In particolare, vorrei segnalare che:

1) non credo sia attualmente vero che il disturbo bipolare in Italia è poco conosciuto e mal diagnosticato. Certo, possono sempre esistere medici poco esperti, quasi casi di "malasanità".
Ma esistono realtà dove il disturbo bipolare è perfettamente conosciuto e ottimamente diagnosticato e seguito farmacologicamente.
Credo esista una particolare cautela nel fare questa diagnosi, perché equivale a diagnosticare un disturbo, o meglio, una "predisposizione cronica" che, allo stato attuale della scienza medica, impone di seguire una terapia farmacologica per tutta la vita.
Molto più semplice è una depressione unipolare, o perfino un disturbo borderline (anche se credo sia molto meno "maneggiabile", quindi trattabile).
Nel caso della depressione unipolare, spesso si tratta di una crisi singola, si cura quella, si scalano i farmaci, arrivederci e buona fortuna.
Nel disturbo bipolare questo veniva fatto venti, trent'anni fa: si curavano le singole crisi, e poi i farmaci venivano smessi.
Ma si è appurato che, così facendo, le crisi ritornavano, spesso più forti, più violente, talvolta anche più frequenti nel tempo. Continuando la cura, invece, le crisi si distanziavano nel tempo, e chi ne soffriva sperimentava periodi di "normalità" più lunghi.

2) Non credo sia vero che la psicoterapia non serva a nulla e che servano solo i farmaci.
Io sono assolutamente a favore dell'abbinata farmaci + psicoterapia.
E qui parlo di me: io ero bipolare nell'anima, diciamo nelle mie reazioni emotive. Anche se culturalmente ero disposta ad ammettere varie tonalità di colori, tutto lo spettro dell'arcobaleno, emotivamente la mia vita era davvero bipolare: o bianco o nero.
In più, nel mio caso il disturbo bipolare aveva origine anche da repressioni, da traumi.
La psicoterapia mi è servita, eccome se mi è servita, per andare a sistemare tutto questo!
Certo, senza i farmaci stabilizzatori non avrei avuto quella costanza di umore e capacità mentale che hanno resto possibile la psicoterapia.
Ma senza la psicoterapia non sarei andata a cambiare le cause emotive, mentali, esistenziali del disturbo.
Mente e corpo non sono separati: se il corpo può agire sulla mente (es.: dopamina alle stelle = crisi maniacale, con tutte le conseguenze mentali e comportamentali del caso), allora le mente deve poter agire sul corpo (un diverso pensiero, una diversa emozione può aiutare la stabilità dei neurotrasmettitori).
Per di più, le ultime ricerche della psicoterapia affermano che attui veri cambiamenti a livello sinaptico.
Quindi, w l'abbinata!


Sulle altri parti dell'articolo concordo: è vero che spesso gli amici non accettano, è vero che spesso i fidanzati lasciano, è vero che in Italia c'è ancora una forte condanna della malattia mentale.

De André anni fa cantava "Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti".
Siamo tutti coinvolti e tutti colpevoli.
Finché continueremo nel silenzio e nella vergogna (io in prima fila, of course), saremo tutti coinvolti nel perpetrare lo stigma della malattia mentale.

venerdì 13 luglio 2012

Cane bastonato

Ho avuto questa consapevolezza qualche giorno fa....


Le delusioni, i dolori, i traumi...evidentemente sono stati molto più forti e dolorosi di quanto avessi creduto.
Tutti lavoriamo di rimozione, è una difesa, spesso il dolore è troppo forte da sopportare.
Il risultato è che talvolta crediamo di esserci lasciati dietro alle spalle dolori che invece sono solo stati rimossi, sotterrati, in attesa di comparire di nuovo.


E cosa fa un cane bastonato? Alla fine ringhia anche a chi vuole fargli una carezza.

Non è facile, non è semplice vedersi così, sapere e sentire di essere così.


Da ragazzina credevo che "il mondo" non mi avrebbe cambiato.


Da adulta ho cambiato idea. Il mondo ci cambia, sempre. Ed è un buon segno di "stare nella realtà" farsi cambiare dal mondo e nel contempo cambiare le proprie idee sul mondo, renderle meno ideali, meno immaginarie, più aderenti alla realtà.



Certo, a livello ideale questo non mi piace per nulla.


Perché, alla fine, il risultato è che siamo tutti meno idealisti, meno altruistici, più cinici.
Meno disposti a farci fregare, a soffrire di nuovo.


Too much is too much, dicono gli americani.

Il punto è sapere qual è il proprio "troppo", è sapere dire BASTA, è sapere qual è il limite della propria sofferenza.


E non permettere a nessuno, né a noi stessi né agli altri, di valicarlo.

lunedì 9 luglio 2012

Non è per nulla facile

Soffrire di disturbo bipolare.


Avere figli che soffrono di disturbo bipolare.


Avere un marito o una moglie che soffrono di disturbo bipolare.


Avere amici che soffrono di disturbo bipolare, o un fratello, o una sorella.


No, non è per nulla facile.


Da protagonista dico: la croce più grande è la nostra. Noi soffriamo in prima persona, noi siamo costretti ai farmaci, a lunghe psicoterapie, a lunghe ricostruzioni di noi stessi, a una vigilanza costante sul nostro umore.


Poi....diciamo che quando cerco di mettermi nei panni dei miei familiari so che la loro croce forse, e dico forse, è altrettanto grande della mia. Diversa, certo, ma non per questo meno dolorosa.

Almeno, la penso così, è un pensiero, una percezione, un rendersi conto di come le vite di coloro che ci circondano siano, in ogni caso, toccate dal disturbo bipolare.

La continua preoccupazione che io stia bene. Il continuo timore che io possa stare male di nuovo. L'incubo, già vissuto e mai abbastanza allontanato, di ricevere una telefonata da un ospedale o da un amico "sua figlia è stata ricoverata".

Io credo di aver seguito una certa morale anche nella malattia. Di aver cercato di non pesare troppo sulla mia famiglia, di aver cercato di curarmi nel migliore dei modi.


Questo lo ritengo quasi un obbligo morale, perché come possiamo fare delle nostre vite, volontariamente o meno, elle croci per qualcun altro che ci vuole bene? Come possiamo trasformare l'affetto in un inferno?


La vita è già così piena di stress, di dolori, di battaglie di per suo, senza mettere anche l'immoralità di non curarsi.

Perché il non curarsi non è mai una scelta di cui solo noi paghiamo le conseguenze, a meno che scegliamo la strada dell'eremita che vive sulla montagna, lontano da tutto e da tutti.

Se viviamo in un contesto sociale (famiglia, lavoro, società), la nostra scelta influisce, nel bene e nel male, sulle vite di coloro che ci circondano. Come le loro scelte hanno influenza su di noi.

La scelta di starci vicino o di allontanarsi.

Io capisco chi si allontana. Non è mica facile star vicino a un malato mentale. Servono dei superpoteri, e mica tutti li hanno.

E diciamo che posso capire anche chi sceglie di non curarsi, ci sono passata, ma la domanda è: vi rendete conto di quanto la vostra scelta non ricada solo su di voi?

Vi rendete conto che state coscientemente rovinando le vostre vite e quelle di chi vi sta vicino??

giovedì 5 luglio 2012

Danza e arte, libertà...

Chi si ritrova ad affrontare disagi mentali sa che, alla fine, quello che tutti ricerchiamo è il modo di essere liberi, di essere noi stessi nonostante tutto quello che ci sta remando contro...

Nonostante tutte le imposizioni della famiglia, anzitutto (regole, divieti, imposizioni, aspettative, segreti, non detti, etc.)


Nonostante tutte le imposizioni della società (e di nuovo regole, divieti, si dice, si fa, bisogna, occorre, è necessario...)


Nonostante tutte le imposizioni di schemi millenari (le donne devono fare questo, gli uomini quest'altro, e via!)


Nonostante i farmaci che, soprattutto all'inizio, sembrano costringerci in una prigione ancora più dura, una prigione fatta di intontimento, risvegli difficili, emozioni sotterrate, difficoltà a piangere, a ridere, a gioire....

E noi? Noi dove siamo, dove siamo finiti, dove è la nostra vita, il nostro essere, la nostra capacità di gioire e di soffrire, il nostro coraggio di esprimere noi stessi??


Una antica leggenda dice che Dio, volendo nascondere la verità, non sapeva bene dove nasconderla, perché qualsiasi posto gli venisse in mente (la cima di una montagna, il fondo del mare, il folto di una foresta) prima o poi sarebbe stato scoperto da qualche uomo curioso. Così, pensò di nasconderla nell'ultimo posto che agli uomini sarebbe venuto in mente: dentro loro stessi.


Ecco, la nostra libertà, la nostra verità, il nostro vero essere è dentro noi stessi, lo sappiamo.
E' lì che chiede di uscire, talvolta urlando, talvolta sussurrando, spesso soffrendo.
Certe volte si fa talmente silenzioso che quasi non lo sentiamo più.
Certe volte le grida si fanno talmente assordanti che non possiamo non urlare anche noi, fisicamente.


Credo che in questo l'arte possa aiutarci moltissimo.

Danzare, dipingere, scrivere, cantare, scolpire. Qualsiasi arte vi sia congeniale, cercate di praticarla.


Nella danza, lasciate che il vostro corpo si muova con una vibrazione che dall'interno va verso l'esterno. Danzate come se nessuno vi guardasse, o come se il mondo intero vi stesse guardando, se ne avete voglia. Lasciate finalmente al vostro essere la libertà di essere, scusate il giro di parole, nella danza.


Fate lo stesso con la pittura, con la scrittura, con il canto, con tutto quanto volete.

Ritagliatevi uno spazio dove poter essere liberi. Forse, se siete fortunati, questo spazio diventerà sempre più grande, sempre più vostro, e riuscirete a portare la vostra libertà e il vostro "canto libero" anche nelle restanti ore della giornata....

sabato 23 giugno 2012

Senza fine???

Talvolta sono stanca, così stanca...mi sembra che la strada per diventare un individuo libero, anzi, "normale", senza troppi dolori, sia senza fine.

Ripulisco e integro, integro e ripulisco, e salta sempre fuori qualcosa.

Qualcosa che fa male. A me, mica al resto del mondo. Il resto del mondo se ne frega.

Quasi sconfortante.

Poi penso a quanto ho già fatto, una strada lunghissima, passi grandi, grandi cambiamenti, e tutto ciò mi comforta.

Se sono riuscita già a ribaltare la mia vita, il mio modo di pensare e di sentire, riuscirò anche a ripulire quello che ancora mi danneggia e ad integrare quanto, ancora oggi, continua a essere poco disponibile.

Ma che fatica!

Solo chi ci è passato sta di cosa sto parlando.

Gli altri, come al solito, non possono neppure immaginare.....


giovedì 21 giugno 2012

Il vero problema....

Non è chi si cura.
Non è chi accetta di avere un problema, una malattia e cerca il modo per risolverlo.
Non è chi si prende la responsabilità etica della propria vita e del proprio impatto sul mondo.

Il vero problema è chi non fa tutto questo. Chi lo rifiuta. Chi punta il dito sempre verso gli altri, colpevoli di tutti i mali del mondo, senza rendersi conto delle tre dita che puntano contro di sé (provate, e vedrete che è così).


Questo è il vero problema, che rende faticosa la vita ed i rapporti.

Io forse oggi ho il dentino avvelenato, proprio quello giù in fondo, ma sono riflessioni che mi accompagnano da moltissimo tempo.

I disturbi mentali, i disturbi di personalità, le nevrosi, le ansie,  il disturbo bipolare, la depressione, sono molto più diffusi di quanto si creda.
Ma pochi arrivano a pensare e ad accettare che il problema sia in loro e cercano un aiuto.
Meglio,  e più facile, pensare che il problema siano gli altri, il mondo crudele, il governo ladro, il prossimo egoista e approfittatore.

Quando ho iniziato la psicoterapia ero così entusiasta che avrei mandato in terapia il 100% delle persone che conoscevo.

Come fanno, mi chiedevo, come fanno gli altri a campare senza risolvere i traumi, le angoscie, le ombre che si portano dietro? Come fanno a vivere e a far vivere male, scaricando tutto sugli altri??



Poi ho capito che pochissimi osano farlo.


Purtroppo la mancanza di responsabilità personale oggi è la più diffusa delle malattie.


Tanto, così fan tutti, è il pensiero.

E allora perché sprecare tempo, soldi, fatica e dolore per fare un passo di più?


La risposta ve la faccio dare da Indro Montanelli (bipolare anche lui, per chi non lo sapesse): Se è per chiudere gli occhi senza aver saputo di dove vengo, dove vado, e cosa sono venuto a fare qui, tanto valeva non aprirli. 

mercoledì 20 giugno 2012

Gravidanza: la mia scelta

Avevo scritto già sul blog di quanto l'argomento gravidanza sia da valutare attentamente per chi soffre di D.B. Gli scompensi possono essere dietro l'angolo, con conseguenze gravi per la mamma, per il bambino, alla fine per tutta la famiglia.


Avevo fatto, anni fa, una visita con l'équipe che segue le gravidanze a rischio. Consapevole di quanto sarei andata incontro. Ad esempio, per noi niente poppate notturne: sarebbe stato indispensabile prendere una tata notturna per almeno 6-9 mesi dopo la nascita.

Col tempo, mio marito ha perso la voglia di diventare padre. "Amour, stiamo tanto bene!".

Certo, noi ormai siamo due persone di mezza età. A tutte le considerazioni già fatte, si aggiunge anche che nessuno di noi due ha vent'anni, quindi le energie sono inferiori, la vita è strutturata.

Insomma, alla fine la mia, la nostra scelta è stata di non avere bambini, di non provarci neppure.

Certo, i miei piani da adolescente erano diversi. Ma tutti i miei piani da adolescente si sono rivelati irreali! Di certo, non avevo previsto neppure il disturbo bipolare (chi lo prevede, mi chiedo? forse figli nipoti di altri pazienti hanno una vago sentore...ma la forte speranza che non capiti anche a loro).

La mia vita non è andata come avevo previsto, ma è la mia vita, e va bene.

Non è stata una rinuncia atroce. Avendo speso molti anni in relazioni sentimentali infelici, ormai tra i miei progetti un marito ed un figlio erano in ennesima posizione, non ai primi posti.

Avevo impostato la mia vita sugli studi, sugli interessi, sul lavoro, sugli amici. E ringrazio di non aver mai fatto della maternità un totem, una conditio sine qua non senza la quale non sentirmi donna.

Io mi sento donna, anche senza figli. Il mio dare è comunque presente: con i familiari, con le amiche, con gli animali, con la disponibilità.

La mia creatività è comunque presente: con le poesie, la danza, i libri.

Non mi sento menomata.


Ogni tanto affiora una sottile mancanza, un "sarebbe stato bello", ma posso gestirla, mi tocca lieve e se ne va.

Come dicono gli americani: if life gives you lemons, make lemonade (se la vita ti dà limoni, fai la limonata).

Credo di aver fatto una bella limonata con i  limoni che la vita mi ha dato, e aggiungendo un po' di zucchero è anche diventata gradevole.

martedì 19 giugno 2012

Perché curarsi, in fondo??

Sento più spesso di persone che stanno male e scelgono di non curarsi. Taluni arrivano a provare i farmaci e li rifiutano (perché rendono grigi, perché non sentono emozioni, perché i farmaci fanno schifo, perché fanno ingrassare, i soliti discorsi che abbiamo fatto tutti), altri non prendono neppure in considerazione l'ipotesi che il loro carattere così estroso non sia un'eccentricità ma una malattia.

Ora, potremmo parlare per anni sulla normalità (chi lo sa cosa sia....), sulla malattia, sulla vita moderna così stressante, ma la domanda che mi sono fatta e che faccio a voi è: cosa volete dalla vita? Cos'è per voi vivere?

Questa la domanda base... io ho sempre voluto STARE BENE, ESSERE FELICE, e questo mi ha salvato.
Mi ha permesso di tirare fuori coraggio, consapevolezza, forza, di affrontare questa malattia in quello che, per me, è stato il migliore dei mondi.

Ho anche sempre voluto RISPETTARE LE PERSONE che mi stanno vicino; non avrei mai potuto accettare di essere un peso o di essere causa di dolore e di stress.

Ho sempre cercato di MIGLIORARMI, come persona, come individuo, come entità umana e spirituale. Il che, tradotto, significa curare le proprie ferite ed i propri traumi, cercare di integrare quanto non lo era, accettare di curarsi.

Io non sono mai stata una fan né dei farmaci né dei medici, la mia formazione è diversa.
Li ho rifiutati, ho contestato, discusso con i medici, ne ho provati svariati, facendo di me stessa la mia stessa cavia, prima di accettare quelli che, sommati i pro e i contro, mi davano la qualità di vita migliore.

Capisco il rifiuto, capisco lo smetterli, ci siamo passati tutti. 
PASSATI...il che significa che tante persone che conosco prima o poi si sono dette: PERCHE' DEVO CONTINUARE A SOFFRIRE, A FAR STAR MALE ME STESSO E LA MIA FAMIGLIA, A SPERPERARE DENARO, A PERDERE IL LAVORO, A FAR FALLIRE RELAZIONI?

La soluzione esiste, basta cercarla.


Oggi, vivaIddio e la ricerca, non siamo più negli anni '50 del secolo scorso, nei quali o litio o nulla.
Oggi tantissimi farmaci sono stati studiati per il disturbo bipolare, e funzionano.
Basta avere la voglia e la pazienza di dire allo psichiatra: con questo farmaco non mi trovo per nulla bene. Possiamo provarne un altro?

Se errare è umano e perseverare diabolico, penso che la scelta di continuare a star male sia davvero stolta, priva di senso. Siginfica condannare se stessi e chi ci sta vicino all'inferno in terra... non ne avete già passato e fatto passare abbastanza? Cos'avete ancora da espiare??

lunedì 11 giugno 2012

Lamictal

E' un antiepilettico usato come moderatore dell'umore; la sua azione è proteggere soprattutto dalla depressione, mentre pare non sia altrettanto protettivo nei confronti dell'ipomania e della mania.

Anni fa, feci delle visite pregravidanza (avevo questa intenzione, ma poi io e mio marito abbiamo cambiato idea), nelle quali mi dissero che il Lamictal era potenzialmente molto dannoso per il feto (il litio sarebbe il farmaco "ideale").

Provai a sospenderlo, andò bene per qualche mese, poi mi sentivo l'umore un po' basso e tanta voglia di piangere.... d'accordo con la psichiatra, iniziai a riprenderne 25 mg.

Beh, anche una dose così minima (l'effetto terapeutico dovrebbe iniziare dai 100 mg in su) su di me funziona...il mio umore ritorna a livelli normali.

Ora, mi chiedo spesso se io sono ormai abituata alla normalità, così tanto che non sono più in grado di rimanere nella tristezza e nella depressione.

Non credo sia questo.

Mi chiedo anche cosa 16 anni di farmaci antiepilettici presi da bambina per aver avuto le convulsioni febbrili (con febbre a 41,5°....ma visto che c'era un cugino epilettico meglio essere cauti! - lascio a voi ogni commento, è una vicenda assurda) abbiano fatto alla chimica del mio cervello.

Magari l'anno abituato a certe sostanze. Magari soffrivo di disturbo bipolare da bambina e curandomi con i farmaci epilettici mi curavano anche per il disturbo bipolare. Magari non avrei dovuto prendere quei farmaci e avermeli dati per così tanti anni mi ha fatto molto più male che bene.

La storia non si fa con i se o con i magari, non è possibile. Sarebbe stata un'altra storia, un'altra sliding door, che non è stata.

Restiamo nel reale e affrontiamolo.

Di certo, so che tante persone che soffrono di disturbo bipolare oggi assumono il lamictal e si trovano bene. La sorella di un mio amico, che con il litio era ingrassata moltissimo, prendendo poi il lamictal riuscì a dimagrire molto.

Io spero di arrivare ad un giorno in cui mi sentirò "guarita", lo sarò e potrò stare senza farmaci.

Per ora, cerchiamo di fare il meglio che possiamo.

venerdì 8 giugno 2012

Guarigione con le parole, guarigione con i farmaci

Ieri stavo rileggendo un libro di Daniela Abravanel, studiosa di cabalà, e ho trovato una storia che mi ha fatto riflettere.

Capitolo 9, protagonista Israel Ba'al Shem Tov (il mistico fondatore dello chassidismo). Vi faccio un riassunto della storia. Il Ba'al Shem Tov passò tutta la sua gioventù a studiare la Torah, la cabalà, la medicina, i poteri delle erbe.
Iniziò a curare le persone, sia ebree che non ebree, tramite rimedi medicinali, preghiere, amuleti. (Piccola parentesi: gli ebrei ortodossi ed i cabalisti credono che qualsiasi guarigione venga da D-o, e che il medico sia solo un mezzo, e che i migliori medici abbiano al loro fianco l'arcangelo Raffaele. Spesso la cura è la recita dei Salmi, uno dei libri più potenti e più amati della Torah.).

E veniamo al sodo- Una volta, il grande Maghid di Mezeritch si rivolse a lui per essere curato.
Il Ba'al Shem Tov cercò di curarlo solo con la preghiera, sedendo al suo capezzale e recitando i salmi.
In seguito, egli disse: "Avrei voluto guarirti con le parole, perché in questo modo la guarigione avviene per sempre. Ma visto che tu vuoi guarire velocemente, non ho altra scelta che usare le medicine." E così lo curò.

Ora, io non sono ebrea e vivo nel 2012.
Ho cercato di riportare questo detto del Ba'al Shem nella nostra epoca.
E ho fatto un parallelismo tra la "cura delle parole" (salmi) e la nostra attuale "cura delle parole" (psicoterapia).

Mi pare questo parallelismo possa funzionare.

Lungi da me screditare i farmaci. I farmaci, ahimé, sono spesso, se non sempre, fondamentali.

Senza un buon stato di compenso sarebbe impossibile qualsiasi psicoterapia.


Ma i farmaci sono risolutivi?


Attualmente NO, per un paio di motivi.

Anzitutto, i farmaci attualmente disponibili per il disturbo bipolare non sembrano GUARIRE, quanto tenere SOTTO CONTROLLO la malattia.
Ora, vero è che sembra che lo Zyprexa crei anche nuove sinapsi, ma allo stato attuale della ricerca, la "cura" è prenderlo per sempre. Quindi è un tenere sotto controllo, non una guarigione.

Secondo, se la malattia mentale non deriva solo da uno squilibrio chimico ma da traumi, disagi, sofferenze protratte a lungo, violenze di ogni tipo e ogni genere, i farmaci non possono curarla.

Sarà NECESSARIA la cura con le parole. Sarà necessario aprire il proprio animo, scavare dentro, andare a ritrovare ed integrare un passato non perduto, parti di se stessi.

Lo so, è lungo, doloroso, difficile, impegnativo.

Ho visto però tanti, troppi amici sofferenti di disturbo bipolare che si curavano solo con i farmaci avere delle ricadute. 

Quindi io voto per l'abbinata FARMACI E PSICOTERAPIA.

L'ho sperimentato, funziona. La guarigione con le parole è per sempre.

martedì 5 giugno 2012

Mania estiva o depressione estiva?

Sta arrivando l'estate...un classico dei libri, dei siti, dei blog che parlano di disturbo bipolare sarebbe un post dal titolo: ATTENTI ALLA MANIA ESTIVA!!

Il che è anche un po' vero....intendo: in estate c'è più luce solare (attivante del tono dell'umore), si esce di più (idem, ma anche stancante), si dorme di meno (come sopra), talvolta l'organizzazione delle ferie e il pre partenza sono momenti molto stressanti (per non parlare delle ferie stressanti: quante coppie che non vanno molto d'accordo sono disperate alla sola idea di vedersi 24 ore al giorno? quante mamme trovano pesante gestire tutta la giornata dei figli?). Tutto vero, stiamoci attenti.

Lo so che è un po' noioso dover attuare una "vigilanza costante", ma dopo un po' di tempo, se siete personcine responsabili, viene naturale. Tutto questo fa parte della nostra vita: noi, e nessun altro, possiamo occuparcene al meglio. Quindi se all'inizio è una rottura andare a letto alle 11 e dormire 8 ore per notte ("che perdita di tempo"), dopo qualche anno il vostro corpo si sarà abituato e troverete FANTASTICO E FONDAMENTALE dormire 8 ore per notte...e quelli che escono fino alle 4 vi sembreranno quasi dei pazzi...loro...mica noi! ;-)

Ovviamente i familiari possono aiutare monitorando come stiamo (mio marito è bravissimo in questo), ma, ammettiamolo, se siamo disposti ad ascoltarli quando siamo compensati, da scompensati non ascoltiamo più nessuno!

"Io sto benissimo! Mai stato meglio! La mia creatività è alle stelle! Mi sento pieno di energia! Ecco, sono stato depresso per tanto tempo, ora sto bene, e invece di essere felice per me tu mi rompi gli zebedei!"

Vi dice nulla questa frase, o una sua qualsiasi variante? Purtroppo quando stiamo "troppo bene" non va bene...dovremmo rimanere sempre in un "abbastanza bene"...."discretamente bene"...."bene"....che non è mediocrità ma è normalità.

Io però quest'anno potrei scrivere: ATTENTI ALLA DEPRESSIONE ESTIVA! Anche se tutto quanto ho appena scritto è vero, mi sento talmente stanca e talmente bisognosa di vacanze che potrei anche avere un risvolto depressivo...o un "bel" ciclo misto.

Ora, seguendo la massima del "medico cura te stesso", so che la soluzione è una: prendersi qualche giorno di ferie subito, immediatamente, prima di essere "troppo" stanca.

Per me i giorni di ferie sono preziosi come l'oro, cerco sempre di centellinarli...ma sono davvero stanca.

Quindi, il prossimo week end cercherò di unire un paio di giorni di ferie e farò un lungo week end al mare....e spero di riscrivere un post diverso!

Vi passo, a questo punto, una massima della mia psichiatra: quando ci sentiamo stanchi, è bene fermarsi SUBITO. Perché quando ci sentiamo TROPPO stanchi, potrebbe essere già troppo tardi!

Per chi è in cura da tanto tempo, magari il rischio non è tanto una crisi conclamata quando dover aumentare per un po' il dosaggio dei farmaci. Il che non fa mai troppo piacere. Ma meglio mezza pastiglietta in più che un ricovero (mio personalissimo punto di vista!)!


Bon, per iniziare il periodo riposo, prometto che oggi pomeriggio mi riposerò almeno un paio d'ore...io, il divano, un libro e i gatti.


Take care of you, sempre!

lunedì 4 giugno 2012

Film e vita - Panda Kung fu 2

Ma sì, perché non parlare anche dei film che ci possono essere d'aiuto o quanto meno che ci fanno star bene?

Devo fare una premessa: da svariati anni, ovvero dalla penultima crisi pesante (2003), io seleziono moltissimo quello che guardo, quello che leggo, quello che ascolto. Lo ritengo un atto di igiene mentale: evito di contaminarmi con "spazzatura", monnezza varia che non mi darebbe nulla di positivo ma potrebbe darmi molto di negativo: ansia, tensione, pensieri negativi, brutti incubi.

Lasciamo perdere...la vita è già difficile di per sé senza caricarsi anche della violenza dei film, dei ritmi sincopati dell'heavy metal, di sconcezze e volgarità. Pulire, pulire, pulire. Il che significa selezionare, fare una scelta.

Quindi le mie selezioni sono: film commedie o drammatici ma puliti, puri. Evito i superman, i thriller, i film di violenza, gli horror. Ok cartoni animati, sempre che dicano messaggi positivi e che non siano troppo violenti (ma come fanno i bambini a guardarli??'). Mio marito mi aiuta in questa selezione...e se vuole vedersi un thriller o film violento, lo fa quando io sono fuori casa, o quando dormo. Mi dice che non ha mai visto tanti cartoni animati neppure quando era piccolo...ma meglio così che vedermi in preda all'ansia.

Musica: no heavy mental, no a certa house, no a rock troppo duri. I loro ritmi, è provato, incidono negativamente sui tessuti molli dell'organismo e possono portare all'ansia (incidono negativamente sul 3° chakra e sul 4°). Cosa resta? Ma tantissima musica!!! Classica, celtica, cantautori, musica etnica, musica new age...

Sembra che il suono dell'arpa abbia un effetto curativo a livello cellulare...lo sapevate??

Libri e giornali: evitate volgarità, violenza, sconcezze. Tutto quanto leggiamo andrebbe a depositarsi nell'inconscio....agendo latentemente.

Dunque, ciò premesso, ieri ho visto un film trooooooppo carino... un cartone animato...Panda Kung Fu 2!

A parte lui che è tenerissimo, è il messaggio che dovremmo tener presente: che non è tanto importante cosa ci è successo in passato, i nostri traumi, le violenze subite, l'educazione....


L'IMPORTANTE E' QUELLO CHE SCEGLIAMO DI ESSERE!

ora, so che sono belle parole ma che la realtà è diversa. Spesso i traumi si aggrappano a noi come delle zecche, e non facciamo che ripensarci, o ne siamo condizionati a livello di comportamento conscio e inconscio.

Ma non sarebbe bello, non sarebbe stupendo se riuscissimo a ricucire le nostre ferite e a far sbiadire le nostre cicatrici?

Se riuscissimo a guardare al passato senza giudizio, senza condanna, senza colpa, senza dolore...



Se riuscissimo a vivere nel presente con la consapevolezza che noi siamo quello che scegliamo di essere e che abbiamo già espiato anche troppo.


Se scegliessimo di essere felici, di essere sani, di essere come sentiamo di essere....

mercoledì 30 maggio 2012

Da dove nasce il disturbo bipolare???

Cause e concause che ho trovato nella medicina "normale", nella medicina "alternativa" e nella mia esperienza di vita.

Parto con la medicina normale:

1) l'ipotesi genetica. Per gli psichiatri biologisti è quella più accreditata. Pare, si dice, si vocifera, che ci sia proprio un problema a livello genetico che condiziona il nostro cervello. Anche se, attualmente, non si sa ancora quale sia o quali siano i geni coinvolti. La ricerca continua, e speriamo tutti che porti a queste scoperte. Nel migliore dei casi, ove venisse scoperto il gene, potrebbero essere studiati farmaci più intelligenti, più specifici.
Un recente articolo che ho trovato sul blog bipolarhappens.com riportava che il litio agisce andando ad agire sui centri cerebrali deputati al sonno, e rimettendoli a posto. Questo la dice lunga su quanto il sonno sia importante.

Ad ora, quando farete una visita con uno psichiatra, l'ipotesi genetica (che è in fondo un'ipotesi ereditaria) viene stabilita così: qualcuno nella vostra famiglia ha sofferto di una malattia mentale?
e vai con l'elenco dei depressi, esauriti, ansiosi, schizofrenici e bipolari che ci sono stati in famiglia.

Se ciò non appare, ci si sente assolutamente SFIGATI...se ciò appare, pure. Va beh, è la vita.

2) ipotesi farmacologica: ci sono sostanze che possono portare a scompensi dei neurotrasmettitori, ovvero di serotonina e dopamina, principalmente.

Anzitutto, le droghe. Cannabis, Marijuana, Cocaina, Acidi e Pilloline...pessima, pessima idea. 
Se una persona priva di predisposizione potrebbe sballare senza danni, per una persona con predisposizioni sballare una sera spesso significa sballare per sempre...lo scompenso è dietro l'angolo e i farmaci a vita, una volta scompensati, pure.

Ci sono farmaci che possono portare scompenso o rendere palesi disturbi bipolari altrimenti lievi: il cortisone e gli antidepressivi in prima linea.


fate attenzione a prenderli!

3) ipotesi di danno d'organo: un trauma cerebrale potrebbe scatenare la malattia. 

4) ipotesi di scompensi ormonali: purtroppo la gravidanza spesso porta o a una grave depressione o a una slatenzizzazione del disturbo bipolare, ove presente.

5) ipotesi di trauma ed abusi psicologici.... e qui taccio. Ma che la sofferenza prolungata sia forse la cosa più dannosa per un organismo, mi sembra palese.

6) mancanza di sonno...ma qui, non si sa bene quale sia la causa e quale sia l'effetto, è un gatto che si morde la coda. L'ipomania porta a dormire poco, il che porta ad aggravare l'ipomania, il che porta a dormire poco...fino ad un crollo (depressivo, s'intende, o fortemente maniacale).

La medicina alternativa dice anche che cause del disturbo bipolare possono essere:

1) attacchi di ipoglicemia: ed è per questo che è consigliabile seguire una dieta corretta (ho scritto anche un post sulle mie crisi ipoglicemiche)

2) il virus della candida:..non ho approfondito molto il funzionamento, ma pare possa essere implicato.

3) la mancanza di una vita regolare, protetta. Questo lo dice anche la medicina ufficiale. Ci sono psichiatri che sostengono che se tutti facessimo una vita regolare, un lavoro poco stressante, cibo sano, vita serena, 8 o 9 ore di sonno per notte, al mondo ci sarebbero almeno il 50% di bipolari in meno.
Invece il mondo sembra impazzito, corriamo tutti dei matti, e poi la sera c'è l'uscita, il cinema, il pub, la discoteca, il mattino ci si alza dopo 4 ore di sonno...e ci lamentiamo se poi il nostro corpo e la nostra mente si ribellano.

4) ipotesi di trauma psicologico o ipotesi karmiche o di costellazioni familiari. Plausibile, ma questi discorsi meritano un post a parte.

La mia esperienza: parte di tutto questo (un po' di questo, un po' di quello). Recentemente ho scoperto che alla fine il mio cervello ha trovato la malattia più "giusta" per me. Essendomi io sempre fortemente repressa, vuoi per educazione familiare, vuoi nel tentativo di far contenti i miei genitori per essere amata - e tutto questo per anni - ad un certo punto il tappo della repressione è saltato...con la malattia.

Come se il mio inconscio avesse detto: ah sì? ti reprimi? vuoi nasconderti? e io ti dò la scusa giusta per dire e fare tutto quello che vuoi e tutto quello che tieni fermamente serrato dentro di te: diventa PAZZA! Pazza pazza pazza pazza! Sarai malata, nessuno potrà dirti nulla....

Ovviamente ho scoperto questo meccanismo dopo anni e anni di analisi e oggi sto tentando di conquistare la libertà del mio essere anche da equilibrata, da compensata....


lunedì 28 maggio 2012

Farmaci sì, farmaci no, farmaci forse, farmaci quando

Piccola premessa: credo che la strada di ognuno sia assolutamente individuale, soggettiva, particolare.
Credo tuttavia che in questa strada ci siano fermate fisse, direi quasi tappe, più o meno obbligate, nelle quali più o meno tutti passiamo.

Una di queste tappe riguarda i farmaci.

Ora, io conosco svariate persone che soffrono di disturbo bipolare, di depressione, di ansia, di schizofrenia, di attacchi di panico....e pochi, pochissimi sono felici di prendere i farmaci.

Quasi tutti (un buon 98 %) ODIANO PRENDERE I FARMACI.
Lo odiano, non lo sopportano, si vergognano, lo nascondono, non vedono l'ora di smettere...e talvolta, mannaggia, smettono di propria volontà, troppo presto, troppo in fretta, creandosi un DANNO ENORME (ricadute, crisi ancora più gravi etc. etc. etc.).

Salvo il 2%, di persone in genere con disturbi lievi, un po' di ansia di qua, un po' di insonnia di là, che ben felici di avere a disposizione benzodiazepine e compagnia cantante e di stare bene con qualche goccia e una pillola, li prendono volentieri e ringraziano le case farmaceutiche.

Ora, io non sono mai stata una FAN dei farmaci.
Avessi potuto scegliere un'altra vita, avrei scelto una vita senza malattia mentale e senza farmaci, senz'altro.

Ma visto che la malattia mentale ha fatto capolino nella mia vita, e in modo grave e serio, sarebbe stato di UNA STUPIDITA' COLOSSALE rifiutarmi di prendere i farmaci e condannare me stessa e la mia famiglia all'inferno in terra.

Ho sentito persone dire: pensavo fosse il mio carattere, mi hanno detto che è una malattia, ma io mi tengo il mio carattere e smetto di prendere farmaci.

Ora, ognuno faccia e fa quello che vuole della propria vita.

E' un discorso che conosco bene. Conosco bene quanto l'energia dell'ipomania o della mania possano MANCARE...ma come, io che ero così brillante, così esuberante, così piena di energia, con emozioni così travolgenti che mi facevano sentire un eroe byroniano...una malattia?

Poi mi sono seduta a tavolino. Ho messo sulla carta i vantaggi e gli svantaggi che mi davano, rispettivamente, la malattia e la vita con i farmaci.

Nei miei conti, la vita con i farmaci ha stravinto, alla grande.

Perché mi ha dato la stabilità, che mi ha permesso di avere una vita equilibrata, che mi ha permesso di avere relazioni equilibrate, che mi ha dato la forza e la capacità di entrare in psicoanalisi, che mi ha permesso di ricostruirmi e imparare a non essere bipolare, che mi ha permesso di vivere BENE E SERENA, che mi ha permesso di incontrare l'uomo giusto, che mi ha permesso di sposarmi, etc. etc..

Vi ho fatto una specie di "fiera dell'est"...ma è la realtà.

Certo, all'inizio ci si sente grigi, ottusi, e la reazione più comune è: ma voi normali siete così? Vivete così? e io dovrei accettare questo???? ma voi siete matti!!

In realtà, non solo superata la fase critica il dosaggio diminuisce e non si è più grigi, ma, poco alla volta, le emozioni ritornano.... e non sono emozioni patologiche che attraversano e se ne vanno...sono emozioni nuove, vive e sane, che possono fare massa ed esperienza....

E poi, attualmente, credo che sia un modo ASSOLUTAMENTE NECESSARIO DI CURARSI.

è la triste e dura realtà....

Riusciremo a farci i conti??

martedì 22 maggio 2012

Vergogna!

Ok, vivo in Italia. Dove apparentemente NESSUNO SI VERGOGNA PIU'.
Nel paese sembra diffusa un'amoralità e un'assenza di etica, corroborata dal postulato che "così fan tutti".
Ladri, truffatori, prostitute, maitresse: nessuno prova più un briciolo di vergogna.
"Io non mi vergogno di nulla".

Non so che dire. Di certo, IO MI VERGOGNO. Mi verrebbe da dire "di tutto", ma sarebbe un'esagerazione.
Diciamo che mi vergogno spesso, e di tante cose.

Mi vergogno di avere una malattia mentale.
Mi vergogno di prendere farmaci.
Mi vergogno di vivere nel silenzio.
Mi vergogno di cose che ho fatto e ho detto quando ero maniacale.
Mi vergogno di cose che non ho fatto e non ho detto quando ero depressa.
Mi vergogno di aver frequentato certi uomini in passato.
Mi vergogno sempre quando non riesco a essere corretta ed etica comme il faut.


E' tanto, davvero.

Vi confesso che tutto ciò, fino a qualche giorno fa, era assolutamente sotterrato, represso.

Poi è venuto fuori...ed è stato come se si fossero aperte delle dighe. Un'invasione di vergogna...e sensi di colpa.

Ora, la vergogna è un'emozione che nasce quando abbiamo la consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato secondo la società, e siamo stati scoperti. Chiamiamola anche un sussulto di coscienza.

Ma io, noi, possiamo essere responsabili di avere una malattia? Possiamo farcene una colpa?

Non credo....perfino l'ordinamento giuridico non ritiene colpevoli, quindi passibili di sanzione, le persone che in stato di "incapacità di intendere e di volere" commettono un reato.

Molto spesso si dice "non eri tu che parlavi, era la tua malattia". Il che è anche un po' vero. Ma anche un po' falso. Perché la malattia parla utilizzando materiale nostro, cose che sono dentro di noi, senza il freno della solita razionalità.

Io dico spesso "ognuno ha la crisi maniacale che si merita". Ma questo è un altro discorso.

Di certo, io so che non dovrei vergognarmi della malattia, anzi, dovrei essere fiera di me stessa e di come l'ho affrontata. Normalmente lo sono anche. Ma in questi giorni la vergogna è talmente intensa che mi sembra che queste sagge considerazioni razionali non servano a granché.


Ma perché ci vergogniamo? forse perché sappiamo che siamo etichettati (quello che gli psichiatri chiamano labeling), forse perché sappiamo che saremo già giudicati e condannati aprioristicamente, ancor prima di aver detto e fatto qualcosa.


Questo è un fardello pesante da portare con sé. Andrebbe fatto un lavoro di rieducazione sociale immenso.....Avremo le forze? Le possibilità? Ai posteri l'ardua sentenza....



giovedì 17 maggio 2012

Crisi ipoglicemica

Chi di voi sa che una banalissima crisi ipoglicemica (tradotto: il livello di glicemia nel sangue scende troppo in basso rispetto al normale) può essere una delle cause del nervosismo, degli sbalzi di umore, dell'irritabilità, qualcuno dice perfino delle crisi ipomaniacali?

Io ne ho prove costanti...l'ultima sabato scorso.
Mi ero svegliata e sì, avevo ceduto clamorosamente davanti ad una brioche di pasticceria...che buona....ovviamente una bomba calorica di zuccheri (zucchero e marmellata) e grassi.

Ma sono i primi che agiscono sulla glicemia....gli zuccheri rapidi, come lo zucchero, bianco o di canna, provocano un rialzo immediato della glicemia seguito da un down più o meno rapido.

Subito dopo sono andata al parco a camminare con una mia amica.
Abbiamo camminato per un'ora e mezza, chiacchierando e godendoci la primavera: sole, aria pura, cielo azzurro, uccellini che cantano, persone che corrono, che vanno in bicicletta, che passeggiano col cane.

Dopodiché, sono andata a comprare le verdure al mercato. Arrivata a casa, e prima di scagliarmi sotto la doccia, io e mio marito ci siamo resi conto che ero in crisi ipoglicemica: ero più nervosa del solito, rispondevo in modo un po' brusco, un po' scocciato, nonostante la splendida mattinata....

La soluzione è stata ovvia: mangiare qualcosa. Un pezzo di pane integrale, carboidrati a lento rilascio, con un po' di formaggio. Dopo poco stavo meglio, mi era ritornato il buonumore.

Ora, tutte queste nozioni dovrebbero far parte del nostro bagaglio di conoscenze.
Io le conosco, so che dovrei evitare gli zuccheri ma ogni tanto cedo....come si fa?
Come vivere senza concedersi mai un gelato, una brioche, una fetta di torta?

Io non riesco, lo ammetto, mi controllo tanto ma ogni tanto cedo.

Un'ottima idea, però, è avere una vaga idea di quale sia l'indice glicemico dei cibi che vi piacciono di più (pubblicità non richiesta: sul sito del dietologo Montignac c'è un calcolatore immediato dell'indice glicemico, così come cercando in google dovreste trovare degli elenchi veri e propri).

Quanto più basso è l'indice glicemico, tanto meglio per la nostra salute, perché la glicemia nella norma mantiene l'umore stabile, ma aiuta anche a non avere crisi di fame che ci costringono a spalancare il frigo...e alè!


Con tutte le conseguenze che ben conosciamo....

martedì 15 maggio 2012

Responsabilità

Alla fine è tutto un fatto di RESPONSABILITA', verso se stessi anzitutto e verso gli altri poi. Quest'ultima possiamo chiamarla anche etica (professionale o meno), ma se andiamo a scavare, è un altro modo di essere responsabili verso noi stessi.

Qual è la nostra responsabilità principale verso noi stessi? Prenderci cura di noi, potremmo dire AMARCI, nel migliore dei modi.
Il che include cercare le cure migliori e seguirle.

Nessuna malattia si è mai risolta facendo finta di non averla e non curandosi.
Nessun trauma se n'è mai andato senza essere affrontato, sciogliendosi come neve al sole.

Di questo dovremmo esserne consapevoli.

Conosco svariate persone con diagnosi di DB che scelgono di non curarsi, perché hanno l'impressione che i farmaci li facciano stare peggio. Ah, quanto sono viva e brillante quando sono ipomaniacale! Mica voglio sentirmi grigia!

Allora, è un passaggio normalissimo. Credo abituale, inesorabile. Siamo abituati a viaggiare al massimo dell'intensità, quando ci viene chiesto di rallentare ci sembra che il mondo perda i suoi colori, ci sembra che noi perdiamo le nostre caratteristiche più belle.
Ci passiamo tutti.

In realtà, se riflettessimo e considerassimo gli scompensi di vita, di lavoro, di relazioni, di conto corrente che una crisi ipomaniale, maniacale, psicotica comportano, correremmo a cercare un bravo psichiatra immediatamente.

Oh già! Quant'è bello fare sesso non protetto con svariate persone!
Quant'è bello non mantenere la parola data!
Quant'è bello prosciugare il proprio conto corrente e fare debiti!
Quant'è bello scrivere pagine e pagine convinti di essere i futuri premi nobel della letteratura e poi, rileggendole da sani, trovarle sconnesse!
Quant'è bello fare errori sul lavoro perché siamo in un'altra realtà.

Davvero bello!

Amici, questo non è SANO. Questo non è prendersi cura di sé ed essere responsabili della propria vita.

ESSERE RESPONSABILI della propria vita, tra le altre cose, significa:

  • cercare le cure più giuste
  • cercare il medico con cui ci sentiamo a nostro agio
  • intraprendere una psicoterapia per scoprire e risolvere i disagi ed i traumi che ci hanno portato qui
  • smettere di lavorare, se siamo in fase di scompenso, per non fare danni agli altri e quindi a noi stessi e alla nostra reputazione - meglio qualche giorno di mutua in più che la perdita di credibilità, meglio stare in ferie che tornare al lavoro scompensati
  • non smettere i farmaci di propria iniziativa
  • rinviare i progetti rinviabili
  • adottare strategie di vita protettive, come sani orari di sonno, sana alimentazione, vita a basso stress, non vedere film violenti, non leggere libri stressanti, non frequentare persone che siano per noi fonte di stress
  • stare lontani da quanto può significare una ulteriore evasione della realtà - ora abbiamo bisogno di vivere nel reale
  • fare sport per eliminare lo stress ma non troppo (rischia di essere un attivante della fase up)
Questa è la base. Poi, ognuno adatterà alla propria vita e alla propria realtà tutto questo, elaborando le proprie strategie...




domenica 13 maggio 2012

Dormire male...fa male

Sono due notti che dormo male. Credo ci siano una serie di concause...la preoccupazione per il mio amatissimo gatto che sta male e lunedì dovrà essere operato, quindi ansia, stress.... la metereopatia....alternando caldo e freddo, ne risento...sogni inquietanti...et voilà, mi sveglio la mattina per niente riposata e spesso di umore non ottimo.

Ora, sappiamo tutti quanto il sonno, un buon sonno, sia fondamentale per chi soffre di disturbi mentali e di DB in particolare. Mi monitoro accuratamente. Ma se anche dormendo non mi riposo, che fare?

Per ora va bene, tutto sotto controllo, sono anche molto contenta di come ho affrontato la malattia del micio. Ero tristissima ma non depressa. Sono riuscita a capire questa distinzione fondamentale.

Provavo una sofferenza profonda, un senso di perdita acutissimo, ma non avevo alcun sintomo di depressione....ho mantenuto forza e coraggio, non arrendendomi, cercando i migliori veterinari, facendogli fare esami su esami, non scoraggiandomi.

Anche la mia psichiatra e il mio psicoanalista sono stati molto contenti di vedermi reagire così.

Oggi però mi rintanerei a letto, sotto le coperte, a leggere  e dormire, e so che riconoscete certe giornate, vero??

Devo confessarvi una cosa: quando due giorni fa sono rientrata nel blog, e ho visto quanti contatti c'erano stati (tanti!!!!), ho capito quanto sia diffusa la malattia mentale e il bisogno di sapere cosa fare, come quando perché.

Mi sono anche sentita in colpa per non aver scritto per molto tempo.

Ma recupererò. In questo periodo di assenza dal web ho affrontato molti aspetti della malattia e di me stessa, aspetti che voglio condividere con voi perché penso che, per quanto ognuno di noi sia un evento unico e irripetibile, spesso e purtroppo le cause che ci portano a stare male si assomigliano tanto....e spesso la strada per guarire deve passare da certe tappe, inesorabili.

Quindi, mi impegno a raccontarvi un po' di scoperte....

a presto!