martedì 22 maggio 2012

Vergogna!

Ok, vivo in Italia. Dove apparentemente NESSUNO SI VERGOGNA PIU'.
Nel paese sembra diffusa un'amoralità e un'assenza di etica, corroborata dal postulato che "così fan tutti".
Ladri, truffatori, prostitute, maitresse: nessuno prova più un briciolo di vergogna.
"Io non mi vergogno di nulla".

Non so che dire. Di certo, IO MI VERGOGNO. Mi verrebbe da dire "di tutto", ma sarebbe un'esagerazione.
Diciamo che mi vergogno spesso, e di tante cose.

Mi vergogno di avere una malattia mentale.
Mi vergogno di prendere farmaci.
Mi vergogno di vivere nel silenzio.
Mi vergogno di cose che ho fatto e ho detto quando ero maniacale.
Mi vergogno di cose che non ho fatto e non ho detto quando ero depressa.
Mi vergogno di aver frequentato certi uomini in passato.
Mi vergogno sempre quando non riesco a essere corretta ed etica comme il faut.


E' tanto, davvero.

Vi confesso che tutto ciò, fino a qualche giorno fa, era assolutamente sotterrato, represso.

Poi è venuto fuori...ed è stato come se si fossero aperte delle dighe. Un'invasione di vergogna...e sensi di colpa.

Ora, la vergogna è un'emozione che nasce quando abbiamo la consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato secondo la società, e siamo stati scoperti. Chiamiamola anche un sussulto di coscienza.

Ma io, noi, possiamo essere responsabili di avere una malattia? Possiamo farcene una colpa?

Non credo....perfino l'ordinamento giuridico non ritiene colpevoli, quindi passibili di sanzione, le persone che in stato di "incapacità di intendere e di volere" commettono un reato.

Molto spesso si dice "non eri tu che parlavi, era la tua malattia". Il che è anche un po' vero. Ma anche un po' falso. Perché la malattia parla utilizzando materiale nostro, cose che sono dentro di noi, senza il freno della solita razionalità.

Io dico spesso "ognuno ha la crisi maniacale che si merita". Ma questo è un altro discorso.

Di certo, io so che non dovrei vergognarmi della malattia, anzi, dovrei essere fiera di me stessa e di come l'ho affrontata. Normalmente lo sono anche. Ma in questi giorni la vergogna è talmente intensa che mi sembra che queste sagge considerazioni razionali non servano a granché.


Ma perché ci vergogniamo? forse perché sappiamo che siamo etichettati (quello che gli psichiatri chiamano labeling), forse perché sappiamo che saremo già giudicati e condannati aprioristicamente, ancor prima di aver detto e fatto qualcosa.


Questo è un fardello pesante da portare con sé. Andrebbe fatto un lavoro di rieducazione sociale immenso.....Avremo le forze? Le possibilità? Ai posteri l'ardua sentenza....