martedì 20 novembre 2012

Come affrontare il Natale senza star male

Sapete che Natale è uno dei periodi stressanti di tutto l'anno per chi soffre di una malattia mentale?
La corsa ai regali, i preparativi, le cene, le giornate talmente piene da diventare logoranti... questo è già un grande stress per chi ha comunque una situazione serena...
Per chi invece ha subito qualche dolore recente (separazione, lutti), Natale con il suo carico di ricordi e di cose-da-fare-preferibilmente-in-coppia diventa una sorta di incubo.

Nella settimana natalizia, i suicidi raggiungono un picco.
Proprio a Natale, si decide che non si riesce più a vivere.

Possiamo affrontarlo senza star male??

Possiamo provarci, questo sì. Vediamo come.


  1. Regali: se potete, non fatene. Potete dire che volete concentrarvi sullo spirito, o che in periodi di spending review e di saldo imu, non avete proprio i soldi per provvedere. L'alternativa è il regalo simbolico, uguale per tutti o quasi: marmellate, miele, quello che volete voi. Preferibilmente cose da comprare parecchie settimane prima e senza girare tutta la città. Internet in questo è utilissimo, se vi organizzate per tempo. Fate tutto con un clic.
  2. Feste e cene varie: rifiutatevi decisamente di organizzarle voi. A casa vostra non si terrà nessuna festa. Voi dovete pensare alla vostra salute mentale, non a tovaglie-segnaposti-antipasti-primo-secondo-contorni-dolce-frutta secca. Qualcuno mi spieghi perché i segnaposti, oggetti assolutamente abiurati per 364 giorni, diventino fondamentali a Natale. Mistero. Se potete, andate da un parente, offrendovi di portare qualcosa che potete ordinare e comprare (ravioli per il primo, o un dolce). In alternativa, Natale si può passare benissimo mangiando cibo cinese take away o una pizza. Provate... sarà tutto più buono se mangiato senza stress. Le festività migliori che ricordi le ho passate mangiando fish & chips sulla spiaggia, credo con le mani. Livello di stress negativo: zero.
  3. Feste e ricordi: se potete, andate lontano dai luoghi dove stavate con l'amato/a. Se non potete, fate gli alternativi: dove è scritto che Natale debba essere pranzi e cene? Potete passarlo passeggiando, nuotando, dedicandovi alla lettura di libri, facendo un corso di yoga. Cercate di mettere voi stessi al centro della vostra vita e di fare quello che avreste sempre voluto fare e non avete mai osato fare.
  4. Capitolo a parte se avete figli: ovviamente è più difficile, se non impossibile, negare il Natale ad un bambino. Anche qui, organizzatevi per tempo. Evitate le code e le folle dell'ultimo minuto. Siate per le spese intelligenti: fatele in pausa pranzo già adesso, o in un pomeriggio feriale. L'albero può essere fatto anche alla fine di novembre, come fanno alcuni grandi magazzini. Ma i bambini sono molto più adattabili di quanto pensiamo, ed amano le avventure. Qualsiasi banalità condita con un po' di fantasia diventa una fantastica avventura da vivere. Tenetene conto,
  5. Osate essere antipatici e indisponenti. Osate rifiutare e dire di no. Osate essere super buoni se vi sentite, lasciando da parte la paura. Osate essere voi stessi e mettere, ripetita iuvant, voi stessi e i vostri desideri al primo posto. Questa è una cura infallibile.
  6. Se vi venissero, Dio non voglia, pensieri di suicidio, raggiungete il pronto soccorso più vicino e chiedete di parlare con lo psichiatra di turno. Mai rimanere soli a rimuginare. Mai provarci. E' un periodo, magari lungo, doloroso, terribile, ma passerà. Tenete duro, stringete i denti. Fatemi un grosso favore: non provateci.

Da parte mia, mi sono stressata questo mese per un surplus di impegni, ma ora si sono conclusi. (Non si finisce mai di imparare. L'anno prossimo sarà ancora meglio: eviterò ancora più impegni). Intendo fare esattamente come vi ho detto. Quest'anno piccoli pensieri, e sono già tutti pronti. Grossa scorta di libri, passeggiate, se possibile una giornata alla terme. Pizza take away, cibo cinese, surgelati fantastici. Lavoro 0, riposo, relax molto. Me lo merito.

sabato 10 novembre 2012

Stare nella realtà

Non è questo quello che cerchiamo di fare?
Cercare di stare nella realtà, di vivere affrontando il reale per quello che è e per quanto ci capita.
Io ho imparato a farlo solo con la psicoanalisi, prima ne ero incapace.
Non tanto per il DB (che comunque non aiuta), quanto perché la realtà di oggi proprio non mi piaceva...per qualcuno cresciuto a pane e idealismo, con condimento di valori e dessert di dover essere, la realtà degli ultimi vent'anni è qualcosa di alienante....sembra di essere finiti in un mondo impazzito.

La mia ricetta era chiudermi in casa ("mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo", cantava qualcuno...), immaginare e creare un mondo che fosse solo mio, un mondo di bellezza, di poesia, di valori, di coraggio, di amore, vivere di libri e di musica, e di tanta solitudine.

Poi, faticosamente, con grande sofferenza (la volta che il mio psicoanalista mi disse "la realtà vince sempre" piansi due settimane, giorno e notte, non riuscivo a fermare le lacrime), ho imparato.

Il reale è quello che è, non quello che ci piace.
Le persone sono quello che sono, non quello che noi vorremmo che fossero o che immaginiamo possano essere.
Quello che arriva, arriva.

Spesso siamo delusi dalle persone e dalla vita: amici che rivelano lati sgradevoli, progetti che non vanno in porto, sogni che si infrangono.

Spesso deludiamo noi gli altri e noi stessi: rivelando nostri lati sgradevoli o non comportandoci comme il faut.

Capita, è capitato, capiterà ancora.

Per quanto mi riguarda, ho capito due cose. 
La prima, è che dopo aver speso 20 anni della vita e innumerevoli tecniche per cercare, osare, provare ad essere me stessa, e dopo essere riuscita a vedermi ed accettarmi per quanto sono, non intendo tornare indietro nascondendo chi sono o cosa provo. 
Ritornare a nascondermi è un rischio e una eventualità che non voglio correre.
Se qualcuno è disturbato dal mio essere, dai miei forti sentimenti, dalle mie forti emozioni (in fondo è il mestiere di chi soffre di Db provare emozioni e sentimenti ENORMEMENTE INTENSI, quindi non faccio altro che fare il nostro lavoro), è liberissimo di scansarmi e di andarsene.
Come faccio io con altri.
Cerco di avere sempre presente il rispetto altrui e di me stessa: non sono favorevole all'espressione-immediata-delle-emozioni-nell'istante-in-cui-le-provi: è un comportamento che ritengo davvero infantile e dannoso. Siamo grandi, dovremmo riuscire a gestire le nostre emozioni e a FARE qualcosa con esse, senza aggredire gli altri, ma aspettando una moderazione che il tempo senz'altro darà, insieme a riflessioni completamente diverse da quelle dei primi minuti.

La seconda, e mi sembra abbastanza importante, è una linea di condotta che ho mutuato dagli americani: if live gives you lemons, make lemonade.
Se la vita ti dà limoni, fai la limonata.
Niente della mia vita è andato come speravo o avrei voluto a 15, 20 anni.
Tutto è stato inaspettato e completamente diverso.
Anche il Db non rientrava nei miei programmi...non è che facendo la lista dei desideri uno scriva: voglio trovare il grande amore + sposarmi + avere un figlio + avere un lavoro fichissimo e che mi faccia sentire realizzata + ammalarmi di una malattia mentale... ;-)
Come spesso dico, esistono posti migliori dei repartini psichiatrici dove passare le vacanze.
Però, cribbio, in questa vita che è stata totalmente una sorpresa, ho l'assoluta consapevolezza di AVERE SEMPRE FATTO DEL MIO MEGLIO. Questo lo so. 

E la cosa di cui sono più fiera in assoluto (forse la sola) è l'aver affrontato me stessa e la malattia con grande coraggio e grande determinazione a stare bene, a mettere in gioco e ribaltare me stessa, senza mollare mai.