sabato 10 novembre 2012

Stare nella realtà

Non è questo quello che cerchiamo di fare?
Cercare di stare nella realtà, di vivere affrontando il reale per quello che è e per quanto ci capita.
Io ho imparato a farlo solo con la psicoanalisi, prima ne ero incapace.
Non tanto per il DB (che comunque non aiuta), quanto perché la realtà di oggi proprio non mi piaceva...per qualcuno cresciuto a pane e idealismo, con condimento di valori e dessert di dover essere, la realtà degli ultimi vent'anni è qualcosa di alienante....sembra di essere finiti in un mondo impazzito.

La mia ricetta era chiudermi in casa ("mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo", cantava qualcuno...), immaginare e creare un mondo che fosse solo mio, un mondo di bellezza, di poesia, di valori, di coraggio, di amore, vivere di libri e di musica, e di tanta solitudine.

Poi, faticosamente, con grande sofferenza (la volta che il mio psicoanalista mi disse "la realtà vince sempre" piansi due settimane, giorno e notte, non riuscivo a fermare le lacrime), ho imparato.

Il reale è quello che è, non quello che ci piace.
Le persone sono quello che sono, non quello che noi vorremmo che fossero o che immaginiamo possano essere.
Quello che arriva, arriva.

Spesso siamo delusi dalle persone e dalla vita: amici che rivelano lati sgradevoli, progetti che non vanno in porto, sogni che si infrangono.

Spesso deludiamo noi gli altri e noi stessi: rivelando nostri lati sgradevoli o non comportandoci comme il faut.

Capita, è capitato, capiterà ancora.

Per quanto mi riguarda, ho capito due cose. 
La prima, è che dopo aver speso 20 anni della vita e innumerevoli tecniche per cercare, osare, provare ad essere me stessa, e dopo essere riuscita a vedermi ed accettarmi per quanto sono, non intendo tornare indietro nascondendo chi sono o cosa provo. 
Ritornare a nascondermi è un rischio e una eventualità che non voglio correre.
Se qualcuno è disturbato dal mio essere, dai miei forti sentimenti, dalle mie forti emozioni (in fondo è il mestiere di chi soffre di Db provare emozioni e sentimenti ENORMEMENTE INTENSI, quindi non faccio altro che fare il nostro lavoro), è liberissimo di scansarmi e di andarsene.
Come faccio io con altri.
Cerco di avere sempre presente il rispetto altrui e di me stessa: non sono favorevole all'espressione-immediata-delle-emozioni-nell'istante-in-cui-le-provi: è un comportamento che ritengo davvero infantile e dannoso. Siamo grandi, dovremmo riuscire a gestire le nostre emozioni e a FARE qualcosa con esse, senza aggredire gli altri, ma aspettando una moderazione che il tempo senz'altro darà, insieme a riflessioni completamente diverse da quelle dei primi minuti.

La seconda, e mi sembra abbastanza importante, è una linea di condotta che ho mutuato dagli americani: if live gives you lemons, make lemonade.
Se la vita ti dà limoni, fai la limonata.
Niente della mia vita è andato come speravo o avrei voluto a 15, 20 anni.
Tutto è stato inaspettato e completamente diverso.
Anche il Db non rientrava nei miei programmi...non è che facendo la lista dei desideri uno scriva: voglio trovare il grande amore + sposarmi + avere un figlio + avere un lavoro fichissimo e che mi faccia sentire realizzata + ammalarmi di una malattia mentale... ;-)
Come spesso dico, esistono posti migliori dei repartini psichiatrici dove passare le vacanze.
Però, cribbio, in questa vita che è stata totalmente una sorpresa, ho l'assoluta consapevolezza di AVERE SEMPRE FATTO DEL MIO MEGLIO. Questo lo so. 

E la cosa di cui sono più fiera in assoluto (forse la sola) è l'aver affrontato me stessa e la malattia con grande coraggio e grande determinazione a stare bene, a mettere in gioco e ribaltare me stessa, senza mollare mai.