lunedì 1 aprile 2013

Conosco bipolari....

Che non vogliono curarsi perché si sentono tanto "belli" caratterialmente, con i loro up and down, wow quante emozioni, altro che il grigiore dei farmaci.

Che vorrebbero curarsi ma non osano prendere farmaci perché leggono i bugiardini e si spaventano di tutte le altre malattie che i farmaci potrebbero far venire.

Che si curano, poretti, e per anni non trovano la molecola giusta per loro e stanno male comunque, un ricaduta dietro l'altra, mesi, anni di sofferenza.

Che si curano a singhiozzo e poi ricadono nei vizietti, marijuana, cocaina, alcool, passano le notti nei bar, fino al prossimo tso, rovinando la vita a loro stessi e alle loro famiglie, e via discorrendo.

Che si curano, vanno dallo psicoterapeuta, continuano anche se la vita spesso è una merda (oh là. diciamocelo chiaramente), le cose non vanno come dovrebbero, le persone non si comportano correttamente, ma intanto sono più o meno stabili, in possesso delle loro facoltà e non fanno scontare la loro vita ad altri.

Ogni tanto mi dico: sei stata fortunata. Poi mi riprendo. Non sei stata solo fortunata. Ti sei anche fatta un mazzo quadrato. Per anni. Nove anni e mezzo di psicoterapia. Cure continue. Continua ricerca, senza fermarsi mai, senza accettare di essere solo "una malata", con tutto ciò che ne consegue.

Il mondo continua a girare, che noi ci curiamo o no.

Le persone hanno perso la dotazione minima di valori e di etica, che noi ci curiamo o no.

La vita è difficile, in Italia terribile, siamo sulla soglia della povertà, in tanti, che noi ci curiamo o no.

Ma chi ci ha promesso che sarebbe stata facile? A chi abbiamo concesso questa illimitata fiducia, nella felicità, nel benessere, nel successo, nella correttezza dei rapporti umani?

Ognuno fa quello che può. E se ogni tanto è miseramente poco, che fare?