martedì 18 giugno 2013

Cos'è la felicità?

Già, cos'è la felicità? Al di là di parole di filosofi, artisti o psichiatri, questo è un argomento sul quale la risposta non può che essere soggettiva. Ognuno di noi ha  un particolare concetto di felicità: qualche attività, qualche momento, qualche persona lo fanno sentire felice (sereno, appagato, gioioso, moderatamente soddisfatto, euforico etc.).

Perché è importante saperlo? 

Perché è uno degli elementi da cui deriva la scelta curarsi/non curarsi.

Ad esempio, queste sono le cose che rendono o hanno reso me felice: leggere, scrivere, studiare, fare psicoanalisi, essere di aiuto agli altri, cantare, danzare, camminare, nuotare....

Per me prime 5, il perfetto compenso dato dai farmaci è stato ed è fondamentale.
Durante l'ultima depressione passai da leggere un libro al giorno a non essere neppure in grado di leggere i titoli di un quotidiano. Un incubo.
Vero, in crisi maniacale componevo poesie che mi sembravano splendide...ma col senno della stabilità, non lo erano più molto.
Cantare e danzare, certo, potrei farlo anche da scompensata, forse sentendomi anche più viva.
Ma perderei le prime cause di felicità.

E allora? Allora prendo farmaci.

Ascolto molti amici e ognuno dà una versione diversa di felicità. Ed è importante rispondersi, perché, se scopriamo che la conditio sine qua non della nostra felicità è avere dei neurotrasmettitori che funzionino bene, allora....dobbiamo curarci.

In caso contrario, come mi ha detto recentemente un amico "ma invece di studiare tanto non potevi fare un corso di recitazione che facevi prima? tanto gli attori di successo sono tutti fuori di testa..."

Quasi vero. Nel campo artistico il disturbo bipolare è senz'altro più tollerato che non in una banca.

Ma saremmo stati felici?